AGI - L'ex ministro delle Politiche Agricole del governo Letta, Nunzia De Girolamo, è stata assolta dalle accuse di associazione per delinquere, concussione e utilità per ottenere il voto elettorale. Il pm Assunta Tillo aveva chiesto 8 anni e 3 mesi di reclusione.
I giudici Fallarino, Simonetta Rotili e Francesca Telaro del tribunale di Benevento non hanno riconosciuto l'impianto accusatorio in merito alla gestione opaca del sistema sanitario sannita, con nomine, consulenze e appalti utilizzati per creare consenso elettorale.
L'inchiesta risale al 2012 e fu innescata dalla denuncia dell'ex direttore generale dell'Asl di Benevento, Michele Rossi.
Di cosa era accusata la De Girolamo
La gestione della sanità pubblica come affare politico, ma anche per dispensare consulenze ben pagate a una cerchia ristretta di professionisti. È una storia di 9 anni fa, una indagine del 2012 che riguarda l'ex ministro per le Politiche Agricole e che prende il via da una denuncia presentata nel 2012 dall'allora direttore generale dell'Asl Michele Rossi contro l'ex direttore amministrativo Felice Pisapia.
I conti, secondo Rossi, non tornano se si considerano i mandati di pagamento emessi a favore di alcune ditte fornitrici dell'Asl. E Rossi ai pm consegna un dossier che rivela una gestione opaca delle risorse messe a disposizione della sanità sannita.
A dicembre viene licenziato il direttore amministrativo e i magistrati cominciano, con la Guardia di finanza, a spulciare i conti dell'azienda sanitaria. Nel 2013 arrivano i primi provvedimenti cautelari. Finiscono nel mirino lo stesso Pisapia, ma anche Rossi risulta indagato e si scoperchia il caso di Pandora. Tra gli indagati figura anche l'allora ministro del governo Letta, Nunzia De Girolamo.
La parlamentare di Forza Italia passata nella fila del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano per sostenere il governo, viene indicata come l'apice di un direttorio politico che a Benevento gestisce nomine, consulenze, affari. Interrogato per giorni, Pisapia consegna agli inquirenti anche due cd contenenti registrazioni audio che avrebbe fatto in casa del padre della De Girolamo in occasioni di riunioni di quel direttorio, come viene poi definito dal gip di Benevento Flavio Cusani. Sull'utilizzabilità di quelle registrazioni, poi acquisite attraverso perizie di esperti nominati dalla procura di Benevento, si consumerà anche uno scontro processuale, ma quei file audio vengono poi acquisiti come fonti di prova.
Il rinvio a giudizio per gli otto indagati arriva a settembre 2016 e il processo comincia due mesi più tardi, per arrivare, quattro anni dopo, a sentenza. Assieme a lei alla sbarra sono andati altri 7 imputati: gli ex collaboratori Luigi Barone, attuale presidente del consorzio Asi di Benevento, e Giacomo Papa. Poi lo stesso Michele Rossi.
Per l'ex direttore amministrativo Felice Pisapia, che consegnò una serie di registrazioni di colloqui avvenuti in casa dell'ex ministro; l'ex direttore sanitario Gelsomino Ventucci; l'ex responsabile del budgeting Arnaldo Falato; e il sindaco di Airola, Michele Napoletano. Oltre a De Girolamo sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste.