AGI - Il Covid-19 circolava a Milano già a novembre 2019. O almeno è questo quello che fa pensare il caso di un bambino di 4 anni con tosse e rinite iniziate il 21 novembre scorso, sottoposto poi a tampone il 5 dicembre.
A documentare il caso è stato Gian Vincenzo Zuccotti, presidente del Comitato di direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Statale di Milano in uno studio coordinato da Elisabetta Tanzi e condotto presso il Laboratorio Subnazionale accreditato OMS per la Sorveglianza di Morbillo e Rosolia (MoRoNET) nel CRC EpiSoMI “Epidemiologia e Sorveglianza Molecolare delle Infezioni”.
Lo studio pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases dimostra la presenza di SARS-CoV-2-RNA in un tampone oro-faringeo raccolto dal bambino di Milano all'inizio di dicembre 2019, circa 3 mesi prima del primo caso riportato di Covid-19 in Italia.
Si tratta di un risultato che rivoluziona le conoscenze sulla diffusione spazio-temporale del nuovo coronavirus. “L’idea – dice Silvia Bianchi, tra le autrici dello studio – è stata quella di indagare retrospettivamente tutti i casi di malattia esantematica identificati a Milano dalla rete di sorveglianza di morbillo e rosolia nel periodo Settembre 2019 – Febbraio 2020, risultati negativi alle indagini di laboratorio per la conferma di morbillo”.
L’infezione da SARS-CoV-2 può infatti dar luogo a sindrome Kawasaki-like e a manifestazioni cutanee, spesso comuni ad altre infezioni virali, come il morbillo. Le iniziali descrizioni di tali sintomatologie associate a Covid-19 sono arrivate proprio dai dermatologi della Lombardia, prima area duramente colpita dalla pandemia.
Che il virus circolasse da tempo indisturbato era ipotizzabile dall’impatto brusco e repentino con cui si è manifestata la pandemia e dalle successive evidenze scientifiche, prima fra tutte quella relativa al ritrovamento di SARS-CoV-2 nelle acque reflue di Milano a metà dicembre 2019. La lunga e non riconosciuta diffusione di SARS-CoV-2 nel Nord Italia potrebbe spiegare, almeno in parte, l'impatto devastante e il rapido decorso della prima ondata di Covid-19.
“Un sistema di sorveglianza virologica sensibile e di qualità – afferma Antonella Amendola, responsabile dell’attività di sorveglianza del morbillo in MoRoNET - è uno strumento fondamentale per identificare tempestivamente i patogeni emergenti e per monitorare l’evolversi dei focolai in una popolazione.
I risultati dello studio forniscono indicazioni sui futuri sforzi da mettere in atto per il controllo delle malattie infettive e sulla necessità di implementare la sorveglianza virologica a livello territoriale come strategia prioritaria per un’adeguata risposta alle emergenze pandemiche”.