AGI - “L'Italia è un punto di riferimento perché è stato il primo Paese occidentale colpito. L'unico problema è che ha perso l'occasione di evitare la seconda ondata, anche questo però al pari di altri Stati europei”. È il giudizio espresso da Alessandro Vespignani, epidemiologo computazionale alla Northeastern University di Boston, nel corso di un’intervista a La Stampa. I
l punto, secondo l’epidemiologo, è che “i decessi sono sempre troppi e arrivano settimane dopo i picchi, ma purtroppo succede in modo analogo in tutta Europa”, tanto più che “in ogni Paese l'epidemia segue percorsi solo leggermente diversi in base agli interventi e alla capacità di proteggere gli anziani”. E aggiunge: “Si poteva fare almeno come la Germania. Italia, Inghilterra, Spagna e Francia stanno sui mille morti per milione di abitanti, mentre la Germania a 220” perché questo paese “è l'unica eccezione europea per efficienza e strategia” in quanto “la gestione del virus è stata anticipata, concertata e tempestiva negli interventi grazie a tracciamento e test efficienti”.
E se, come dice Vespignani, “i conti si fanno alla fine” è pur vero che “i Paesi confrontabili dell'Ue hanno numeri simili e alcune differenze che possono essere solo temporali” anche se, aggiunge, “il confronto in Europa va fatto tra Italia, Inghilterra, Spagna, Francia e Germania, e qui solo quest'ultima si distingue”, appunto. Perciò, rileva Vespignani, la pandemia non sarà finita finché non verrà sconfitta in tutto il mondo ma per far ciò “è importante ciò che succede negli altri Paesi. Negli Stati Uniti ci sono 900 morti su un milione, ma in certi Stati come la Louisiana si sale a 1400, in Georgia e Florida poco meno, mentre in Vermont si scende a 120”.
Il problema, per l’epidemiologo, “è che dopo il Giorno del Ringraziamento si avverte una crescita dei contagi perché non ci sono state sufficienti restrizioni. Purtroppo nel mondo nessuno impara niente su questo virus. Sembra il film Il giorno della marmotta”.
Quanto all’Italia Vespignani aggiunge: “Sta raggiungendo un punto di inversione positivo. Tutta la popolazione deve rendersi conto che l'epidemia non è finita. Si è calmata solo per le misure, per cui non bisogna disperdere gli sforzi”. La verità? “È che non ha più senso parlare di ondate”, conclude Vespignani, perché “il virus circola, ci sono 24mila contagi al giorno e aumentano appena le persone tornano a incontrarsi”, per cui “è meglio seguire con buon senso le indicazioni del governo”.