AGI - Trent'anni di carcere in appello, in parziale riforma dell'ergastolo deciso in primo grado con il rito abbreviato: è la pena decisa per Abdenachemi Amass e Saad Otmani, i due marocchini che il 27 aprile aprile 2018 uccisero il cameriere bengalese Samsul Haque Swapan dopo una notte di scorribande e rapine.
Una notte di scorribande finita con un morto
A pronunciare la sentenza è stata la prima corte d'Assise d'Appello di Milano, presidente Giovanna Ichino, dopo una lunga camera di consiglio, inizialmente prevista al mattino e invece conclusa nel primo pomeriggio. La decisione di ridurre la pena si è basata solo su un calcolo dell'entità, senza riconoscere le attenuanti.
la lettera di scuse ai familiari della vittima
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 15 giorni. Otmani, difeso dall'avvocata Debora Piazza, ha scritto una lettera di scuse ai familiari della vittima e sta lavorando in carcere per risarcire le parti civili. Per la difesa, la notte delle rapine e dell'omicidio aveva assunto delle potenti benzodiazepine, che portano, come effetto collaterale, un aumento dell’aggressività.
Prima di uccidere altre 3 violente aggressioni
Quella notte, gli imputati, che allora avevano 29 e 31 anni, prima di aggredire, rapinare e poi uccidere il bengalese, avevano commesso altre tre violente aggressioni. La prima a Cinisello Balsamo, dove attorno alle 23 i due avevano puntato un peruviano, colpendolo con una bottiglia, appena il giovane era sceso da un bus: gli avevano poi rubato 50 euro e il borsello con i documenti. Poi i due marocchini si erano diretti a Milano. In via Lincoln si erano scagliati contro un clochard di 41 anni, per rapinargli 40 euro. L'asticella della violenza si era alzata verso le 2, quando era stata presa di mira una ragazza di 21 anni nei dintorni della Stazione Centrale. La ragazza, di origini inglesi, stava camminando in via Franchino Gaffurio, non lontano dalla metro Caiazzo, diretta a casa sua, insieme con un’amica coetanea e connazionale. I due le si erano avvicinati e l'avevano ferita all'addome con una coltellata, per poi sottrarle l’iPhone e scappare. Ad accorgersi del sangue e chiamare i soccorsi era stata l’amica.
Passate da poco le due e mezza, i due se l'erano presa col bengalese di 30 anni. Il giovane, cameriere in un bar di via Dante, stava tornando a casa, nella stessa zona, quando era stato colpito mortalmente, e poi lasciato agonizzante in strada: la vittima era morta prima di arrivare all'ospedale Niguarda. All'arrivo dei carabinieri del Radiomobile, il cameriere presentava una ferita da taglio molto piccola all'altezza dello sterno, che, però, si era rivelata letale.
Fondamentali le immagini delle telecamere di sorveglianza
Per le indagini sono state fondamentali le immagini delle telecamere di sorveglianza, sia per strada che sui mezzi, grazie alle quali è stato ricostruito tutto il percorso dei due aggressori. Nei videogrammi, poi diffusi dagli investigatori, si notava uno dei due rapinatori volgere lo sguardo verso Samsul Haque, e indicarlo. Non era stata ripresa la scena dell’omicidio, ma il percorso dei due aggressori in via Scarlatti: uno aveva ha in mano due telefoni cellulari, frutto delle rapine. Tutto era avvenuto nel giro di pochi minuti: la prima immagine era delle ore 2:13,39, l’ultima è delle 02:15,34. I rilievi sul luogo del delitto non erano stati semplici perché - come avevano raccontato i militari - sul posto "non c'era nemmeno una stilla di sangue". I due erano stati trovati e fermati solo la mattina dopo attorno alle 10 - individuati tramite i vestiti descritti dai testimoni - al Mac Donald’s di Piazza Duca D’Aosta all’angolo con via Vitruvio, mentre stavano facendo colazione. Erano arrivati in Italia via mare, nel 2017, approdati agli hotspot di Augusta e Reggio Calabria.