AGI - Sono 216 i medici morti per Covid-19 in Italia, 37 nella seconda ondata, a partire dal primo ottobre. Di questi ultimi, 18 erano medici di medicina generale o pediatri. E la crescita è esponenziale: negli ultimi 10 giorni 27 decessi: una media di quasi tre al giorno. “È ricominciata la strage degli innocenti, e, anche questa volta, è la medicina generale a pagare il prezzo più alto”. Parla senza mezzi termini il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli. Che sta per scrivere una lettera al Ministro della Salute, Roberto Speranza, per chiedergli di avviare, insieme, un monitoraggio di rischi e criticità.
“È evidente che, a livello organizzativo, qualcosa non sta funzionando – spiega Anelli -. Dobbiamo capire cosa, per frenare questa tragedia. E, per far questo, dobbiamo avere dati omogenei. Dobbiamo comprendere se, in tutte le Regioni, sono stati distribuiti i dispositivi di protezione anche ai Medici di Medicina Generale, ai Pediatri di Libera Scelta, agli Specialisti ambulatoriali, ai medici delle RSA, del 118, ai liberi professionisti. Dobbiamo sapere quali sono i modelli organizzativi adottati dagli ospedali, e quali stanno funzionando meglio. Dobbiamo avere dati certi su quali Regioni abbiano attivato le USCA, che rappresentano il sistema di sicurezza sul territorio, l’omologo della distinzione tra “percorso pulito” e “percorso sporco” negli ospedali”.
“Dobbiamo raccogliere dati anche sul burnout degli operatori sanitari – continua Anelli -. Perché sappiamo che l’esaurimento delle energie fisiche e mentali porta ad abbassare la guardia, aumentando il rischio di errore. Dove l’errore può essere in primis verso se stessi, allentando le difese e distraendosi nell’utilizzo dei dispositivi di protezione, non indossandoli, ad esempio, nella maniera corretta, o non togliendoli secondo le procedure”. “Abbiamo il dovere di proteggere i nostri operatori sanitari, come fondamento per la sicurezza delle cure – ribadisce Anelli -. La sicurezza deve diventare una priorità, direi quasi un’ossessione. Per questi motivi sto per chiedere al Ministro della Salute un incontro, per elaborare insieme una strategia e mettere in sicurezza i medici, per la sicurezza dei pazienti”.
“Ogni morte, ogni contagio che colpisce un medico è un vulnus per tutto il Servizio sanitario nazionale - conclude il Presidente Fnomceo -. Per parafrasare il poeta John Donne, nessun medico è un’isola, ma è una parte fondamentale e insostituibile del nostro sistema di cure. Per questo, ogni volta che metaforicamente la campana suona, ogni volta che dolorosamente aggiungiamo un nome, il nome di un collega, di un amico, di un medico, sul nostro memoriale, non dobbiamo chiederci per chi suona la campana, perché suona per noi tutti. Ogni decesso è una sconfitta, una sconfitta dei sistemi di prevenzione e sicurezza, una sconfitta per il sistema di cure, per tutto il nostro Servizio Sanitario Nazionale”.