AGI - "Ribadisco che sulle basi delle conoscenze che abbiamo oggi non mi farei il vaccino. Se dovessero rendere pubblici i dati e la comunità scientifica ne validasse la bontà me lo farei, non ho alcun dubbio su questo". Lo ha detto a 'Buongiorno' su Sky TG24 Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia dell'Università di Padova.
"È una questione - ha aggiunto - di trasparenza: se si vuole generare fiducia bisogna essere trasparenti. Più gli scienziati lamentano assenza di informazioni e più la pretendono, più la gente si fida. Possibile che non si capisca questo meccanismo? La trasparenza genere un bene inestimabile: la fiducia. Questa levata di scudi che c'è stata è assolutamente irragionevole, perché non ho detto che non mi farò il vaccino, ma semplicemente che è necessario che tutti nella comunità scientifica abbiano accesso ai dati grezzi. In questo modo facciamo il vaccino tutti quanti, senza nessun timore e alcun retropensiero".
"Non ho perplessità su nessun vaccino in particolare, ho delle perplessità sul processo. Qualsiasi vaccino approvato con metodo accelerato - ha spiegato Crisanti - merita lo scrutinio attento di tutta la comunità scientifica, tutto qui. Questo può accadere solo quando vengono rilasciati i dati grezzi, cosa che non è ancora avvenuta".
Crisanti ha affermato di non dubitare che "tutto quanto verrà fatto con la buonafede e con rigore, sta di fatto che il difetto è nella procedura affrettata, il Remdesivir è stato approvato e ha degli importanti effetti collaterali. Adesso si scopre che non va bene e che la procedura di approvazione è in revisione. Ci sono delle procedure che sono accelerate che hanno intrinsecamente dei rischi. Lo dicono tutti, solo questo è un Paese provinciale e si pensa che se qualcuno chiede trasparenza si scatena un putiferio. Ma il putiferio si dovrebbe scatenare sul numero dei morti, non su una cosa ovvia come quello che ho detto".
Un editoriale del 'British Medical Journal', ha aggiunto, "la più autorevole rivista medica del mondo, condanna la scienza fatta attraverso le dichiarazioni alle stampa e paragona il vaccino covid al caso Remdesivir, ieri sul 'Washington Post' l'associazione di medici e infermieri americani ha detto che non promuoverà l'uso del vaccino a meno che non emergano i dati. Ho parlato in una conferenza con un pubblico prevalentemente interessato alla scienza - ha osservato Crisanti - e con schiettezza ho espresso quello che pensano tantissimi scienziati in tutto il mondo, non capisco perché questo dibattito si possa fare tranquillamente in Inghilterra, in Usa, e qui invece debba immediatamente essere un discorso tra chi è a favore del vaccino e chi non lo è. Io sono a favore del vaccino, soltanto chiedo la massima trasparenza e non penso che il vaccino sia un oggetto sacro, tutto qui".
Quanto all'obbligatorietà del vaccino, Crisanti ha detto: "L'obbligatorietà credo non si debba prevedere. Più persone faranno il vaccino più si avranno dati a disposizione, più saremo sicuri che non ha effetti collaterali importanti. Non esiste da nessuna parte che un vaccino che passa per un processo accelerato diventi obbligatorio. Ci si assumerebbe delle responsabilità gigantesche".