AGI – Le scosse raccontate in diretta, i baracchini da radioamatore smontati dai camion di un’azienda per collegarsi con i centri più colpiti, la benedizione del sommo pontefice raccolta in esclusiva in mezzo ai terremotati, e poi il ponte radio tra la comunità irpina all’estero e i parenti che avevano perso casa e affetti.
Da radio libera a Radio terremoto
Sono alcuni dei momenti che portarono una piccola radio libera di Avellino a guadagnarsi, tra gli inviati di tutto il mondo, il titolo di ‘Radio Terremoto’. Radio Alfa 102, fondata e diretta da Ciro Vigorito, cui oggi è intitolato lo stadio di Benevento, non c’è più, ma restano in rete alcuni dei documenti audio, come la scossa delle 19,35 del 23 novembre rimasta impressa casualmente nella registrazione di una sala da ballo. Il voice over, che serve a mixare la musica con la voce, andò in saturazione con il rumore dei boati e dei crolli. E così il contrasto involontario tra una tarantella e il rombo del terremoto rende ancor più drammatico l’effetto di quel sonoro trasmesso involontariamente.
I baracchini da radioamatore
Un gruppo di giovani cronisti, scelto da Vigorito, andò poi sul campo, raggiungendo anche i più piccoli comuni dell’Irpinia sepolti dalle macerie. E per poter trasmettere in diretta le testimonianze dei sopravvissuti e dei soccorritori, uno degli imprenditori poi più importanti del territorio nella produzione di calcestruzzo, Nicola Sarno, mise a disposizione dell’emittente i baracchini dei suoi mezzi per consentire ai giornalisti di fare il loro lavoro.
Il Papa ad Avellino
Arrivarono così le testimonianze di Susanna Agnelli, a Sant’Angelo dei Lombardi con una colonna della Croce Rossa, di Rosanna Repole, nominata sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi due giorni dopo la terribile scossa, perché il predecessore era stato inghiottito dalla sua casa, e la voce di papa Giovanni Paolo II che, stravolgendo il programma, arrivò all’ospedale Moscati di viale Italia, gravemente danneggiato. Ma il documento più toccante trasmesso da ‘Radio Terremoto’ resta la registrazione delle telefonate di irpini emigrati all’estero, in Svizzera, in Germania, negli Stati Uniti e addirittura in Australia.
Difficile immaginare un’operazione simile negli anni ‘80, senza cellulari, senza internet e con linee telefoniche molto precarie. Gli emigrati chiamavano la redazione che trasmetteva in diretta le loro voci, i loro appelli disperati. Cercavano notizie dei familiari che non avevano più un telefono. E molti furono rintracciati. La radio divenne in breve un ponte tra chi era nella disperazione e chi offriva un viaggio della speranza al sicuro.