AGI - Tra aprile e luglio sono riusciti ad assistere, grazie alla generosità dei napoletani, circa 400 famiglie. Il secondo lockdown non gli coglie impreparati. Anticipare i tempi è la capacità di don Antonio Loffredo, da decenni battagliero parroco della chiesta di San Vincenzo alla Sanità, e della sua Fondazione di comunità San Gennaro, da sempre alle prese con un territorio "bello ma fragile", il rione Sanità di Napoli.
"Abbiamo aiutato nuclei familiari ma anche persone singole a fare la spesa ogni giorno attraverso la rete delle allargata delle nostre Caritas parrocchiali e ai commercianti del quartiere", racconta all'AGI Pasquale Calemme, presidente della Fondazione e 'braccio armato' di don Antonio. Adesso, dopo "una rifioritura estiva, un primo ritorno alla normalità", quando "alcuni disagi sembravano essersi attenuati", "siamo di fronte a una nuova crisi". Tutto quel tessuto produttivo sommerso e semi sommerso, oppure fatto di piccolo artigianato o servizi legati al turismo, viene spazzato via dal ritorno in zona rossa e messo di nuovo a rischio usura e infiltrazione dei clan.
L'incertezza dei tempi della crisi
Questa crisi, "pesa di più, perché è connotata di maggiore incertezza". "La zona rossa dovrebbe durare per 15 giorni - esplicita Calemme- ma non è detto che sia così. Anche noi dovremmo capire il nuovo volume di richieste, se sarà sufficiente assistere quegli stessi nuclei che abbiamo assistito da marzo a metà estate o se ci sono nuovi bisogni. E dovremmo anche capire se c'è una simile generosità di donatori, dato che c'è un dato generale italiano di calo dello slancio solidale". Anche il secondo stop alla vita normale ha significato perdita di reddito per chi lavorava, regolarmente o meno, nei bar, nelle pizzerie, nei b&b, nei centri estetici ma anche nell'edilizia e nel commercio.
Il tampone sospeso
Nel frattempo si è cominciato anche a lavorare sul "disagio sanitario forte. Con il tampone sospeso, un modo banale per definire quella iniziativa con la III municipalità e una farmacia del territorio che dà una opportunità di salute a tutti, scavalcando i tempi lunghi delle Asl, con un test a 20 euro rispetto il costo medio di 60/80 per tampone, e la possibilità di pagarne uno in più da destinare a chi non ha nemmeno quei 20 euro".
Il 'coworking under 18' per la Dad
Vanno avanti anche le attività delle cooperative socio-educative. Oltre al sostegno di doposcuola gratuito già sperimentato, hanno messo a disposizione i propri spazi per chi deve affrontare la Dad in abitazioni che non misurano più di 18/25 metri quadrati per 6/7 persone. "Proviamo a seguire 100 bambini in una sorta di coworking under-18, aiutandoli a poter affrontare la didattica a distanza in un ambiente dedicato. In questo modo lottiamo contro quella che definirei una disposizione scolastica secondaria cioè non riuscire a connettersi o non riuscire a concentrarsi sulla lezione digitale", puntualizza Calemme.
La card o il codice per il conto aperto?
Partirà ancora una forma di sostegno materiale alle famiglie in difficoltà con la spesa quotidiana, sempre facendo rete con le parrocchie e con i commercianti, anche se lo strumento potrebbe non essere la card usata nella prima metà dell'anno, "che qualcuno si vergogna a tirare fuori dal portafoglio": Una soluzione possibile potrebbe essere quella di una sorta di corto aperto negli esercizi commerciali che aderiranno all'iniziativa della Fondazione e un codice singolo assegnato a ogni 'assistito'. "Dobbiamo gestire anche la parte psicologica di questi bisogni - sottolinea il presidente della Fondazione - c'è infatti una quota di persone che vivono costantemente una situazione di disagio e che è abituata ad avere una mano tesa dall'esterno, ma c'è anche chi ha sempre goduto di un certo benessere, pur avendo lavori irregolari o sommersi, e che ora si trova di fronte alla povertà" .