AGI - Giovanni Castellucci, arrestato oggi per attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture, è stato per diciotto anni ai vertici di Autostrade per l'Italia prima e di Atlantia poi. Il manager marchigiano - nato a Senigallia nel 1959 - è infatti approdato in Aspi nel giugno 2001 come direttore generale dopo un passato nella consulenza presso Business Consulting Group e un breve passaggio in Barilla come amministratore delegato.
Alla guida operativa di Autostrade, di cui è diventato amministratore delegato nel 2005, ha seguito la trasformazione del gruppo e la sua espansione all'estero, a partire dal Sud America, e ha messo in campo, nel 2006, il progetto di fusione con Abertis, sfumato per l'opposizione del governo italiano.
Sempre sotto la guida di Castellucci Aspi è diventata nel 2007 Atlantia; nel 2013 è stata fusa nel gruppo Gemina, la controllante di Aeroporti di Roma, allargando il focus dalle concessioni autostradali a quelle aeroportuali. Negli anni successivi l'ad della holding ha impresso un'ulteriore espansione alla società, prima acquisendo Aeroports de la Cote d'Azur, la società che controlla gli aeroporti di Nizza, Cannes-Mandelieu e Saint Tropez, e poi rilanciando il progetto Abertis, acquisita fra il 2017 e il 2018.
Dopo la tragedia del ponte Morandi Castellucci è rimasto alla guida di Atlantia ancora per oltre un anno, fino al 17 settembre 2019. Quella di Genova non è stata tuttavia la prima inchiesta a mettere nel mirino il top manager della holding che controlla Aspi: dopo un incidente sulla Napoli-Bari, il 28 luglio del 2013, costato la vita a 40 persone, Castellucci fu rinviato a giudiziario con l'accusa di concorso in omicidio colposo plurimo e disastro colposo.
Nell'incidente un autobus, privo di revisione e con problemi ai freni, sfondò il guardrail precipitando da un viadotto. Castellucci, per cui la pubblica accusa aveva chiesto dieci anni, venne assolto ma ad essere condannati furono altri dirigenti di Autostrade.
L'inchiesta che ha portato oggi l'ex ad di Atlantia ai domiciliari è nata in seguito alla tragedia del ponte Morandi, muovendosi in parallelo a quella sul crollo. In particolare, secondo gli inquirenti, le barriere fono assorbenti installate sarebbero state difettose e pericolose e gli accusati ne sarebbero stati al corrente.