AGI - "I dati fotografano la prima parte di ottobre, poi è vero che la salita è stata diversa". Lo dichiara in un'intervista a Il Sole 24 Ore il professor Carlo La Vecchia, docente di Statistica medica ed epidemiologica all'Università Statale di Milano, replicando all'obiezione se i dati che hanno portato la regione in "zona rossa" siano aggiornati e fotografino effettivamente la realtà.
Secondo il docente "si tratta comunque di una combinazione di 21 parametri che vengono rilevati con questa modalità, sono aggiornati settimanalmente come sempre, contestarli ora non ha molto senso. Inoltre va precisato che i dati in una malattia come il Covid non vanno presi giorno per giorno, meglio guardare l'andamento".
E rispetto al fatto che il famoso indice Rt si sia abbassato o meno, replica: "Parlerei nel complesso di un livellamento. Il virus cresce meno. L'Rt è migliorato" tanto che "i ricoveri in terapia intensiva crescono meno, la soglia di allarme si allontana". Tuttavia, annota La Vecchia, "il contagio è molto diffuso, non darei ormai grande importanza a questo dato, quanto invece alla crescita dei ricoverati a media intensità, che oggi rischiano di bloccare l'attività ordinaria e per i quali andrebbe trovata un'altra soluzione, come ricoverarli in piccoli ospedali o strutture alternative. Vanno trovati, per alleggerire la pressione all'interno del sistema sanitario".
Ma la tendenza è merito del dpcm? Alla domanda il professore replica: "Difficile dirlo, puo' essere quello o anche la maggiore sensibilizzazione sociale". Ma sui 21 parametri con cui vengono prese le decisioni sono complicati e vengono capiti male dai cittadini La Vecchia pensa che "alcuni sono vaghi e, per quanto ragionevoli, lasciano spazio alla libera interpretazione. Come la mappatura dei sintomatici, il tempo che intercorre tra inizio dei sintomi e diagosi, il numero delle figure dedicate".
E sul fatto che la Lombardia meriti di esser stata catalogata "zona rossa", La Vecchia precisa: "Questa è una decisione politica, o su cui devono esprimersi sociologi e economisti. Dal punto di vista sanitario, se si riducono i contatti il virus si propaga meno, e questo serve ad alleggerire il sovraccarico di lavoro dei medici. Posso pero' precisare che ha poco senso per Bergamo e Brescia, dove il virus circola meno, o dove probabilmente hanno imparato a gestirlo da marzo".