AGI – “Le ambulanze restano bloccate per ore perché le barelle vengono utilizzate come letti negli ospedali, dove non ce ne sono più di liberi. E così noi non possiamo soccorrere chi ha un incidente, un infarto o altro”. E’ lo scenario che racconta all’AGI Francesca, avvocato e volontaria di una Croce, reduce da una notte da soccorritrice in giro per Milano.
“Le sirene hanno corso poco – racconta – ma perché la situazione nei pronto soccorso è oltre l’immaginabile, non ho mai visto nulla del genere, nemmeno nella prima ondata. Noi abbiamo due ambulanze convenzionate che lavorano 24 ore su 24. Quando ho ‘attaccato’ il mio turno alle due di notte, una di queste si apprestava a lasciare la barella al San Paolo perché in ospedale non sapevano dove mettere il paziente Covid" .
"L’altra, a bordo della quale c’ero anche io - continua la volontaria - ha dovuto lasciare un’altra barella al Fatebenefratelli perché anche qui era tutto occupato e non c’era un posto letto per questo signore, in condizioni abbastanza serie, che non era in grado di stare seduto. In casi come questi le ambulanze restano bloccate, siamo riusciti ad ‘attivarne’ una terza su nostra iniziativa con la quale abbiamo soccorso un ‘codice giallo’ portato al San Paolo". Ma ancora, spiega, "mancavano i letti e abbiamo dovuto portarlo con la nostra barella a fare l’elettrocardiogramma e la visita. E ancora ambulanza bloccata per altri interventi”.
I pronto soccorso, sottolinea la volontaria, sono in condizioni "devastanti". “Al Fatebenefratelli ho contato 16 letti, uno attaccato all’altro nel corridoio col personale che cercava di barcamenarsi tra pazienti che di solito hanno bisogno di ossigeno. Ora so che Areu (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) sta attivando un servizio aggiuntivo di ambulanze. A mio parere manca una struttura 'filtro' che si occupi di capire chi ha bisogno di essere portato in ospedale e chi no”.