Se ne va uno dei grandissimi del teatro italiano, Gigi Proietti, icona dell'umorismo, cuore di Roma, figlio di una nazione che oggi più che mai avrebbe bisogno d'ironia. Lo stesso sorriso beffardo che il destino ha gettato come i dadi sul calendario, l'entrata e l'uscita dalla vita: Gigi Proietti è morto il 2 novembre, il giorno del suo compleanno.
"Che dobbiamo fà", diceva Proietti prendendosi gioco di se stesso, come sa fare ogni grande persona, "la data è quella che è". Proietti era ricoverato in una clinica romana in gravi condizioni, problemi cardiaci per una vita da cuore matto.
Proietti insieme a Alberto Sordi - e a una piccola galleria di altre figure storiche del cinema e del teatro - ha rappresentato il carattere italiano, il suo splendore, la sua miseria. Nato in via Giulia nel 1940, dove splende l'anima della Capitale, Proietti con la famiglia fa lo zingaro in città, vive in diversi quartieri, al Colosseo, al Tufello, all'Alberone.
Dove c'è il popolo, cresce Proietti, nasce il suo talento. All'oratorio rivela il suo primo istinto da istrione, il teatro Proietti lo scoprirà all'Università. Dopo il liceo classico si iscrive a Giurisprudenza, sostiene un po' di esami, ma con quella faccia e quel sorriso era un pre-destinato e dunque, racconta "non vi preoccupate, non mi sono laureato".