AGI - Il Jobs act di nuovo sotto la lente dei giudici costituzionali: martedì 3 novembre, la Consulta, in udienza pubblica, dovrà esaminare le questioni di legittimità sollevate dalla sezione lavoro della Corte di appello di Napoli. In particolare, i giudici del capoluogo campano ritengono che si sia introdotto un "ingiustificato differente regime sanzionatorio" nell’ambito di una stessa procedura di licenziamento collettivo nei confronti di lavoratori assunti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato dopo il 7 marzo 2015 e lavoratori assunti anteriormente a tale data.
Nella sua ordinanza di rimessione, la Corte d'appello di Napoli sottolinea che "il sistema sanzionatorio risulterebbe inadeguato per efficacia deterrente e per capacità di ristorare il danno subito dal lavoratore", anche sotto il profilo previdenziale, poiché non prevede, a differenza del sistema applicabile ai rapporti di lavoro instaurati prima del 7 marzo 2015, la "reintegra nel posto di lavoro o altra misura economica di pari efficacia".
L'esclusione dal 'rito Fornero'
Non solo: dal punto di vista processuale, la tutela ritenuta "inadeguata", rilevano ancora i giudici napoletani, si accompagnerebbe a un rimedio processuale "dotato di minore efficacia" poiché i lavoratori in questione, esclusi dal rito accelerato (il cosiddetto 'rito Fornero'), si troverebbero penalizzati dalla maggiore durata dei tempi di definizione del giudizio.
Nell'ordinanza, infine, vengono citati anche gli "obblighi derivanti dall’adesione all’Unione europea", sottolineando che il modello sanzionatorio delineato con le norme impugnate, sarebbe in contrasto con i principi e i diritti fondamentali dell’Unione e con le convenzioni internazionali.