AGI - Quando colpisce persone sane con meno di 70 anni d'età, Covid-19 uccide solo 1 persona su 2mila. Il tasso di mortalità stimato per l'infezione sarebbe quindi inferiore allo 0,05 per cento. Lo ha rilevato John Ioannidis, epidemiologo dell'Università di Stanford in una revisione di studi condotti sugli anticorpi.
La stima, pubblicata sul bollettino dell'Organizzazione mondiale della sanità, è ben 5 volte inferiore a quella effettuata dagli stessi scienziati in precedenza. Prima si parlava di un tasso di mortalità per tutte le fasce d'età pari allo 0,25 per cento. Per fare un confronto, l'influenza stagionale uccide circa lo 0,1 per cento.
Ioannidis è lo scienziato indagato a Stanford per aver presumibilmente sottovalutato la letalità del nuovo coronavirus, dopo aver scatenato l'allarme quando ha pubblicato uno studio in cui si affermava che il virus era 54 volte più diffuso di quanto si pensasse ad aprile. Il suo ultimo lavoro è già stato criticato da altri scienziati, secondo i quali sarebbero stati utilizzati i dati dei loro studi in modo errato e sarebbero state considerate popolazioni "inadeguate" allo scopo.
Lo scienziato ha basato la sua nuova stima sulle persone con meno di 70 anni di età coinvolte in 61 diverse ricerche condotte in tutto il mondo. Non ha presentato una stima ufficiale per il tasso di mortalità tra gli ultra-settantenni, ma ha suggerito che fosse intorno allo 0,25 per cento.
Gli esperti devono ancora concordare esattamente quanto sia letale il virus. L'Oms afferma che complessivamente lo 0,6 per cento di coloro che contraggono Covid-19 muore, ma gli scienziati ammettono che la malattia rappresenta un pericolo maggiore per gli ultra-settantenni. Anche l'influenza rappresenta una minaccia maggiore per gli anziani.
Il gruppo scientifico consultivo del governo per le emergenze (SAGE) ha valutato il tasso di mortalità per Covid-19 allo 0,5 per cento e gli accademici dell'Università di Oxford hanno utilizzato modelli i quali suggeriscono un tasso dell'1,4 per cento. Ioannidis si è concentrato sugli studi sugli anticorpi, considerati il modo migliore per scoprire la reale dimensione dei focolai di Covid-19.
La dimensione dei focolai in molti paesi rimane un mistero a causa della mancanza di test nelle prime fasi della pandemia. Gli anticorpi vengono prodotti in risposta alle infezioni e possono rimanere nel sangue per mesi dopo, poiché il sistema immunitario li immagazzina per ricordare come combattere diversi agenti patogeni. Questo significa che possono essere un utile strumento per determinare la prevalenza di una malattia.
Ma gli scienziati sono scettici quando si utilizzano questi dati perché non è chiaro per quanto tempo gli anticorpi rimangano effettivamente nel flusso sanguigno. E alcuni studi hanno suggerito che i pazienti che riportano solo sintomi lievi producono livelli appena rilevabili di anticorpi.
Nello studio di Ioannidis, all'interno del quale si sostiene sia stato sottoposto a revisione paritaria, sono state utilizzate 82 stime del tasso di mortalità ricavate da 61 studi condotti in tutto il mondo. La prevalenza di anticorpi nei campioni variava dallo 0,1 per cento nella The Bay Area, in California, al 53,4 per cento nel Barrio Padre Mugica, in Argentina.
Ioannidis ha preso i dati da ciascuna regione e ha diviso il numero di morti per Covid-19 per il numero di persone che si stima fossero infette, per ottenere un tasso medio di mortalità per infezione dello 0,27 per cento. Inoltre, afferma che, quando si esclude dal calcolo gli ultrasettantenni, il tasso di mortalità medio scende allo 0,05 per cento. Nella sua conclusione afferma che il tasso di infezione "variava sostanzialmente" tra le regioni, sostenendo che ciò potrebbe dipendere da molti fattori diversi.
Molte le critiche al lavoro. Gideon Meyerowitz-Katz dell'Università di Wollongong, in Australia, ha affermato che il basso tasso di infezione risultato è "semplicemente una conseguenza della bassa qualità della revisione stessa e ha molto poco a che fare con quando sono state fatte le stime". La stessa Oms prende le distanze, sottolineando la propria estraneità alle "opinioni" che vengono pubblicate sul bollettino del loro sito.