AGI - Dopo otto mesi difficilissimi alle prese con il Coronavirus, in Italia si è generata una divisione netta: c’è chi pensa che si tratti di una gravissima emergenza sanitaria e chi, invece, sostiene si tratti di un’emergenza democratica, la graduale e pianificata soppressione della libertà dei cittadini voluta da non meglio precisati “poteri forti”.
Questi ultimi formano un fronte ampio, trasversale e variegato che unisce all’insegna del “no al Covid” e “no alle mascherine” diverse sensibilità e orientamenti politici: negazionisti, complottisti, “no vax” e gilet arancioni che in rete e sui social hanno creato numerosi spazi condivisione e aggregazione, proprio mentre molti leader politici, classi dirigenti, autorità sanitarie e media sono impegnati nell’intento di spiegare come proteggersi dalla pandemia, monitorando l’andamento dei contagi.
Definiti complottisti e negazionisti con una forte connotazione anti scientifica, rappresentano un fenomeno rilevante, complesso, presente in tutto il mondo, che va studiato dal punto di vista sociologico e della comunicazione. Il comune denominatore è l’utilizzo massiccio degli strumenti digitali che la rete mette a disposizione, facilitando la condivisione di contenuti, spesso virali, e di notizie definite da molti come fake news.
Un’ampia platea di persone che dice “no”: le loro tesi si basano sul presupposto che il Covid non esiste, ma si tratta di un’operazione pianificata dai “poteri forti” con la complicità delle forze politiche, per imporre un regime di sorveglianza autoritario. Una contestazione spesso manifestata con toni accesissimi che si alimenta nella “piazza social”, per poi trasferirsi nelle piazze delle città italiane dove si impongono leader e portavoce del dissenso come, ad esempio, Sara Cunial, ex deputata grillina passata al gruppo Misto dopo l’espulsione dal Movimento.
Cunial, nonostante non sia presente su Twitter con un account ufficiale, è comunque presentissima con l’hashtag #Cunial, specialmente in concomitanza di due picchi che sintetizzano le sue posizioni: il 10 settembre quando durante un’intervista provò a baciare l’inviato di Piazza Pulita (La 7) per mostrare che "non c'è bisogno della mascherina"; e l’8 ottobre sostenendo che scenderà in piazza tra i sostenitori della discussa 'Marcia per la Liberazione', organizzata per sabato 10 ottobre in piazza San Giovanni, da un nutrito fronte sovranista. Cunial inoltre è una nota “No Vax” contro la diffusione degli OGM, della tecnologia 5G e sostenitrice del complotto del Nuovo Ordine Mondiale.
"Questa è un'emergenza democratica. Sono contraria al vaccino anti-influenzale” sostiene, e il suo seguito su Facebook cresce di giorno in giorno, gestendo un gruppo di negazionisti chiamato R2020, che dal 23 maggio 2020 ha raccolto oltre 56mila iscritti.
Hashtag come #schiavitù #libertà #inganni #padroni #delinquere #decreti #obbedienza accompagnano i video dell’attore Enrico Montesano, che in questi ultimi mesi ha incontrato un certo consenso di follower nella sua pagina Facebook con 127mila fans, popolata con frequenti pubblicazioni e messaggi critici e ostili ai provvedimenti di emergenza del Governo, nonostante Montesano neghi di essere un negazionista: "Sono solo critico rispetto ad affermazioni apocalittiche. Sarò libero di non fidarmi dei medici scelti dalla tv?"
Come si può notare il fronte è vasto e coinvolge politici, persone del mondo dello spettacolo, ma anche alcuni medici, particolarmente visibili e famosi in rete proprio perché con i loro post offrono una presunta validazioni scientifiche alle teorie del complotto sulla pandemia.
Tra questi il dottor Stefano Montanari, sostenitore della “finta pandemia” è senza dubbio uno dei più noti influencer dei negazionisti, cliccati su Facebook.
In rete si è assistito a un’escalation in questi mesi, la comunicazione digitale indubbiamente facilita la connessione di punti di vista estremi che trovano agevolmente spazi di discussione, passando dai gruppi online, alle manifestazioni di piazza. Probabilmente le posizioni di leader come Trump, Bolsonaro e Boris Johnson, che inizialmente hanno minimizzato le conseguenze del coronavirus, hanno dato forza e legittimità alle teorie del fronte anti-Covid.
Basti pensare che solamente sulle conversazioni inerenti le mascherine #noMask su Twitter, in appena un mese, si trovano 11mila conversazioni e oltre 23mila condivisioni.
Uno degli elementi distintivi della comunicazione social dei contestatori è l’assertività dei toni e delle affermazioni, nessuno spazio per i dubbi o compromessi, nessuna moderazione, l’approccio non è mai inclusivo nei riguardi delle opinioni differenti: #dittaturasanitaria, #covidioti, #covidiots sono gli hashtag più usati.
Come formato di comunicazione i video sono i più apprezzati e utilizzati, particolarmente adatti alla condivisione e alla circolazione virale in rete, semplici da realizzare, molto efficaci e alla portata di tutti.
Proprio Youtube è la piattaforma che dall’inizio del lockdown, fino a maggio, ha visto crescere considerevolmente la diffusione di questo tipo di video contenenti opinioni ostili al Governo, e dubbiose sull’effettiva gravità del Covid. Inoltre Youtube è un account molto menzionato anche su Twitter: si cerca così di generare un ecosistema di comunicazione social da Twitter che rimanda alla piattaforma video per facilitare la diffusione e le visualizzazioni.
Allargando l’analisi in chiave comparata tra differenti cluster di audience composte da utenti, analizzando le conversazioni e le rispettive posizioni grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale, abbiamo confrontato i fans del dottor Alberto Zangrillo - primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare, Referente Direzionale Aree Cliniche dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano – con i simpatizzanti del fronte negazionista e con un campione rappresentativo di ragazzi appartenenti alla generazione Z.
E’ bene precisare che il dottor Zangrillo non è un negazionista, ma in questi mesi la sua affermazione sul virus, definito “clinicamente morto” ha provocato molte discussioni e polemiche. Lo stesso Zangrillo che ha recentemente precisato: “Virus clinicamente morto? Ho usato tono forte e stonato, ma era fotografia di ciò che osservavamo”.
L’analisi mostra un alto tasso di similarità e affinità tra le audience, ossia molti simpatizzanti del dottor Zangrillo in rete e sui social mostrano forti similitudini con persone dichiaratamente negazioniste, ostili all’attuale narrazione sul Coronavirus e alle misure assunte dal Governo. Mentre le affinità con i giovanissimi sono bassissime (per generazione Z si intende convenzionalmente i nati tra il 1997 e il 2012. Ragazzi giovanissimi, utilizzatori molto esperti delle tecnologie)
Questa evidenza suggerisce alcune interpretazioni ricavabile dall’analisi dei contenuti: la facilità con la quale i movimenti come quelli dei negazionisti, alla continua ricerca di una validazione scientifica delle loro argomentazioni, utilizzano strumentalmente le dichiarazioni di medici affermati e competenti come il dottor Zangrillo. Questa tendenza dovrebbe suggerire la massima cautela ai membri della comunità scientifica nell’epoca della comunicazione social.
Un’altra considerazione, invece, riguarda le giovani generazioni e in particolare i giovanissimi che nonostante l’immersione negli strumenti di comunicazione digitale, sempre connessi “always on”, si mostrano sostanzialmente disinteressati al Covid e ai conseguenti comportamenti da adottare, in pubblico.