L'ospedale in Fiera Milano sembrerebbe essere pronto per un possibile nuovo picco di ricoverati colpiti dal Covid, ma, avverte Antonio Pesenti, coordinatore delle unità di crisi della Regione Lombardia e primario di Rianimazione al Policlinico, "bisogna avere la ruota di scorta gonfia e non bucata”.
“La struttura è il terzo step della programmazione lombarda sulle terapie intensive - spiega all'AGI -. Cioè, quando i 17 ospedali hub avranno le terapie intensive piene, si passerà all’ospedale in Fiera. Per adesso abbiamo ancora 20 posti liberi nel primo fronte, poi c’è il secondo, poi la Fiera”.
Un’ipotesi al momento peregrina quella di ricorrervi? “Non lo so, ma di certo bisogna pensare a come farlo partire, essere preparati in anticipo e non trovarsi a discuterne una settimana prima. Per esempio va definito con che personale debba partire, prima che la necessità di utilizzarlo sia attuale; su questo so che c’è un confronto in Regione proprio oggi”.
I posti pronti subito all'uso sono 54
Fonti del Policlinico riferiscono che “i posti letti potenziali a regime sono 221 suddivisi in 4 moduli. Ci sono due piani, il primo di 104 è completo, il secondo suddiviso in due moduli, con 54 letti già pronti all’uso, nel giro di una-due ore, e un ulteriore slot di 64 che non fu completato dalla Fiera perché la richiesta di posti letto era in quel momento in fase calante. Un progetto nostro chiesto dalla Regione prevedeva l’allestimento di poliambulatori per alleggerire il recupero da parte delle strutture sanitarie della Lombardia delle prenotazioni saltate a causa del lockdown”.
Quest’ultimo progetto, approvato dalla Regione a metà settembre, viene realizzato dalla Fiera dal punto di vista tecnico e dovrebbe essere ultimato tra dicembre e gennaio, se l’epidemia non migliora”. Dal punto di vista del personale, assicurano dal Policlinico, non ci sarebbero problemi perché l’80% è del Policlinico e l’altro 20% è stato preso con dei bandi speciali della Regione e ha contratti ancora in corso. Viene inoltre garantita “la manutenzione ordinaria, mentre si sta lavorando per la realizzazione dei nuovi ambulatori”.
Un donatore denuncia, "manca il rendiconto"
L’ospedale, realizzato in 20 giorni e inaugurato il 31 marzo, è al centro di un’indagine della Procura di Milano a modello 45, senza indagati né reati, sulla base di un esposto del sindacato Adl Cobas Lombardia.
La Guardia di Finanza aveva acquisito documenti in Via Manin dove ha sede la fondazione di Comunità di Milano Città, Sud Est, Sud Ovest e Adda Martesana, l’ente che ha raccolto i fondi, con donazioni molto generose per un totale di 22 milioni. Tra loro, anche l’avvocato Giuseppe La Scala che aveva versato 10mila euro. A maggio, aveva denunciato che “la cosa che ci è dispiaciuta di più è che, quando abbiamo iniziato a guardare i regolamenti dei fondi e delle scatole cinesi con le quali è stata organizzata la raccolta, ci siamo accorti che manca qualsiasi previsione del rendiconto nei confronti dei donatori”. Per questo, aveva chiesto un rendiconto: “Mi era stato promesso che sarebbe stato reso noto a fine luglio – dichiara oggi all’AGI – ma non ve n’è ancora traccia”.