AGI - La Corte d'Appello di Brescia ha rigettato la richiesta di revisione del processo sul giallo di Garlasco presentato dai legali di Alberto Stasi sostenendo come "gli elementi fattuali che si vorrebbero provare con le prove nuove non sono stati comunque ritenuti idonei a dimostrare, ove eventualmente accertati, che il condannato debba essere prosciolto, permanendo la valenza indiziaria di altri numerosi e gravi elementi non toccati dalla prove nuove". Stasi è stato condannato a 16 anni di carcere per la morte della fidanzata Chiara Poggi e sta scontando la pena.
Sono tre le "prove nuove" che la difesa di Stasi aveva portato: tutte però sono state ritenute non valide dai giudici, che si sono pronunciati per l'inammissibilita' della richiesta di revisione. Il primo punto sarebbe il ritrovamento di frammenti di impronte diverse da quelle di Stasi sul dispenser di sapone posto sul lavandino del bagno del piano terreno; la consulenza portata dalla difesa faceva presenti poi anche alcune microcrosticine di sapone sul dispenser, che non sarebbe dunque stato lavato interamente dopo i fatti; inoltre nel lavandino sarebbero rimasti 4 capelli.
"Elementi già emersi"
Se nel corso degli ultimi processi si era accertato che l'assassino si era lavato le mani e aveva poi lavato anche lavandino e dispenser, salvo poi riporlo lasciandovi delle impronte, questi e il
l fatto che sul dispenser fossero stati trovati anche frammenti di impronte diverse da quelle di Stasi era - secondo la Corte - già emerso al tempo della perizia dei Ris, datata 12 ottobre 2017; tracce già allora allora definite non comparabili. Pertanto i giudici di Brescia non hanno ritenuto questi elementi come nuovi rispetto agli accertamenti già passati in giudicato. Anche le microcrosticine e i capelli "erano già stati valutati", si legge ancora nel dispositivo della Corte d'Appello e dunque sono "privi della capacita' dimostrativa in ordine al fatto nuovo che si vorrebbe provare".L'altro fronte su cui la difesa di Stasi aveva provato a ribaltare le sentenze di colpevolezza era l'alibi dell'allora fidanzato di Chiara Poggi. "Si vorrebbe provare - si legge ancora - con un filmato eseguito per conto della trasmissione 'Le Iene' che la teste Travain, transitando davanti a casa Poggi poteva vedere se la portafinestra della cucina fosse aperta. Provato cio' la finestra chiusa documenterebbe che l'omicidio non era ancora stato commesso al momento in cui la teste transitava" davanti alla villetta di Garlasco. Una consulenza tecnica apportata dall'avvocato Laura Panciroli, nella sua richiesta ai giudici inoltrata il 24 giugno scorso, individuerebbe poi, tramite i tabulati telefonici, l'arco temporale in cui questo passaggio e' avvenuto: un momento in cui secondo la difesa Stasi era a casa dove aveva acceso il pc alle 9:35 per scrivere la sua tesi. Anche in questo caso la Corte non ha ammesso 'prove nuove' perché le circostanze erano già "state valutate dalla Corte di merito, anche sulla scorta di fotografie che riprendevano lo stato dei luoghi". Permane dunque "la valenza indiziaria di altri numerosi e gravi elementi" contro Stasi; e la sua colpevolezza non e' intaccata "dalle prove nuove", concludono i magistrati d'Appello di Brescia.ementi secondo la difesa proverebbero che l'assunto era sbagliato e che gli oggetti non erano stati lavati come ritenuto dai giudici di merito.
Il sollievo della famiglia Poggi
"Per la sesta volta consecutiva (una volta la Corte d'Assise d'Appello di Milano, tre volte Corte di Cassazione e 2 volte i giudici di Brescia) la colpevolezza di Alberto Stasi è stata confermata al di là di ogni ragionevole dubbio. Solo chi non vuole leggere le sentenze puo' continuare a suggerire fantomatiche piste alternative": così, in una nota, Gian Luigi Tizzoni, avvocato della famiglia Poggi, dopo che la Corte d'Appello di Brescia ha giudicato inammissibile l'istanza di revoca della condanna a 16anni a carico dell'allora studente di Economia, per l'omicidio della figlia Chiara, nella villetta di Garlasco. "Questa volta - avverte il legale - i Poggi non lasceranno passare sotto silenzio eventuali iniziative extragiudizialli totalmente infondate che hanno come unico scopo quello di creare una parvenza di dubbio in una vicenda che al contrario è ormai chiara ed inconfutabile". L'istanza di revisione del processo era stata inoltrata nel giugno scorso dalla legale di Stasi, Laura Panciroli, sulla base di "nuove prove". Tuttavia i giudici bresciani non hanno ravvisato alcun elemento di novità nelle due perizie allegate alla richiesta.