AGI - È allarme al tribunale di Roma per alcuni casi di positivà al Covid-19 tra i dipendenti. Casi che - stando a quanto apprende l'AGI - sono riconducibili a due avvocati che "benché positivi all'infezione, hanno avuto accesso nei locali del tribunale penale". In una circolare interna rivolta ai magistrati e al personale amministrativo si evidenzia che la posizione dei due penalisti, "per la responsabilità delle loro condotte", è stata segnalata alla procura di Roma per i necessari accertamenti.
Nel documento si fa presente che ci si è attivati immediatamente per “ricostruire le relative circostanze, individuare le persone coinvolte ed assumere i comportamenti opportuni, con la massima attenzione alla tutela prioritaria della salute”. Gli “ambienti sono stati sanificati” e le “persone interessate” sono state tutelate, anche nei casi dubbi, e poste in lavoro agile. E lunedì sarà presentato alla riunione con le rappresentanze dei lavoratori un “valido protocollo relativo alla gestione dei casi di contagio dei dipendenti o di contatto stretto”. “Esso – si legge nel documento interno – consentirà di applicare una metodologia costante e standardizzata e dunque una migliore gestione dei casi”.
Altro fronte importante è quello della misurazione della febbre. “La procura Generale – si legge nel documento - si è attivata per l’acquisto e la collocazione ai varchi dei ‘termoscanner’”.
“Nel settore Civile si è provveduto alla rilevazione mediante sistema di ‘termolaser’, effettuata manualmente, potendo contare sulla disponibilità a svolgere tale servizio da parte del personale di vigilanza”, spiega la circolare. E’ stato invece impossibile applicare la misura al penale a causa “dell’indisponibilità di personale che effettui tale rilevazione manuale”.
“Abbiamo invitato le forze dell’ordine – prosegue il documento -, di cui abbiamo anche chiesto il rinforzo, a proseguire gli sforzi di vigilanza interna e sono in corso di valutazione anche ulteriori misure precauzionali sulle modalità di accesso alle cancellerie e alle aule di udienza”.
Nella circolare si sottolinea in ogni caso, l'alta produttività dell'ufficio giudiziario a fronte di poche risorse, anche nel periodo duro della pandemia da Covid-19. Nel documento, il tribunale di Roma ringrazia i dipendenti che hanno continuato a lavorare affrontando le difficoltà con “compostezza e disponibilità” e si aggiunge che nonostante i problemi di organico, "abbiamo constatato il vostro sacrificio e il vostro impegno che alle volte è stato sottovalutato”.
Intanto, è stato proclamato lo stato di agitazione nel tribunale. Ad annunciarlo è stato il sindacato Flp Giustizia, alla luce “dell’altissimo rischio – per il personale giudiziario, magistraturale e per tutta l’utenza – che si possa creare un cluster di difficile risoluzione a causa della positività riscontrata”.
“Risultano – si legge nel documento sindacale - essere stati del tutto assenti i controlli in entrata e le verifiche sulla sicurezza delle distanze da osservare per gli avvocati e l’utenza rispetto al personale amministrativo e ai magistrati”.
Il sindacato denuncia, inoltre, che nonostante i casi accertati “non si è ancora provveduto, da parte dei datori di lavoro, alla chiusura degli uffici giudiziari di piazzale Clodio per consentire la sanificazione totale dei locali in seguito al contagio”. “In queste condizioni – prosegue la nota -, non possono essere garantite le udienze di presenza onde tutelare la salute di tutto il personale giudiziario, dei magistrati e di tutti gli operatori della giustizia oltre che dell’utenza”. Per questo il sindacato chiede interventi immediati e mirati. Tra questi, “l’introduzione urgente e necessaria del servizio in smart working, vigilando sulle attività di intervento dei preposti alla sicurezza, riservandosi di valutare anche iniziative di carattere giurisdizionale nell’ipotesi in cui si dovessero verificare ulteriori contagi da Covid-19”.
Cosa rischiano i due avvocati
Chi viola la quarantena pur sapendo di essere positivo al Covid, come nel caso dei due avvocati, (fattispecie in cui vige il divieto assoluto di uscire dall'isolamento), rischia una sanzione penale con l'arresto da 3 a 18 mesi, oltre a un'ammenda da 500 a 5.000 euro. Lo prevede infatti il decreto "Io resto a casa" varato a marzo, nel pieno dell'emergenza. Ma sono solo le sanzioni minime: se nel comportamento di chi commette la violazione delle misure di contenimento sono riscontrati gli elementi anche di un delitto, resta la responsabilità penale per un più grave reato. In particolare, se la violazione della quarantena da parte di un positivo porta effettivamente ad altri contagi collegati e quindi alla diffusione della malattia può scattare la denuncia per gravi reati (epidemia, omicidio, lesioni), puniti con pene severe, che possono arrivare fino all’ergastolo.
In generale invece, in caso di violazione dell'isolamento fiduciario (se ad esempio si è stati a contatto con un positivo) si prevede una sanzione amministrativa in denaro (da 400 a 3.000 euro). Se la violazione avviene mediante l'utilizzo di un veicolo le sanzioni possono arrivare fino a 4.000 euro. Oltre a questo, in caso di violazione delle misure di contenimento previste per pubblici esercizi, attività sportive, ludiche o di intrattenimento, attività di impresa o professionali e commerciali, può essere imposta la immediata sospensione dell'attività fino a 30 giorni. In caso di reiterazione le sanzioni pecuniarie sono raddoppiate (quindi da 800 a 6000 euro oppure 8.000 euro se commesse mediante l'utilizzo di un veicolo), mentre quella accessoria è applicata nella misura massima.