AGI - C'è una distanza abissale tra chi pensava che con la fine dell'estate si fosse arrivati a una riduzione praticamente pari a zero dei contagi da coronavirus e i dati reali. La fine dell'estate ci ha portato infatti alla settima settimana consecutiva di rialzo dei dati rilevati e a una crescita evidente in tutto il paese anche dei focolai che ormai sono ormai 2.397. E' proprio l'elevato numero di nuovi focolai in corrispondenza con la riapertura delle scuole a destare le maggiori preoccupazioni.
Vittorio Nicoletta e Lorenzo Ruffino sono due ricercatori rispettivamente all'Université Laval di Quebec City (Canada) e all'Università di Torino (il secondo è anche collaboratore di Pagella Politica): insieme hanno messo a punto una mappa sulla quale raccolgono sistematicamente i dati che emergono dalla stampa e che si riferiscono a possibili casi di contagio nelle scuole italiane. La mappa è consultabile on line sulla piattaforma di visualizzazione dati datawrapper.
"Il quadro epidemiologico è cambiato"
Ad appena due settimane dall'inizio, sono almeno 315 le scuole nelle quali ci sarebbero casi di Covid per i quali si stanno prendendo delle misure di contenimento di diversa natura. "Il periodo estivo - ha spiegato all'AGI Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR IGM) - è coinciso con un cambiamento del quadro epidemiologico nel nostro Paese. Nei mesi di giugno e luglio, la percentuale di casi positivi su casi testati (al netto dei tamponi di controllo) è rimasta stabile intorno all'1%. A partire già dall'inizio di Agosto si è assistito a un incremento costante fino a raggiungere punte del 3-3,5% come nell'ultima settimana. Le dinamiche sottese a questo aumento sono note: la mobilità collegata alle vacanze, unita a una rilassatezza spesso poco responsabile nel rispetto delle misure di sicurezza da parte delle persone, ha favorito la comparsa di nuovi focolai".
E' rilevante notare come la maggior parte delle nuove positività sia stata acquisita sul territorio nazionale, laddove i casi importati da stati esteri sono stati la minoranza. Questo a conferma del fatto che il virus continua a circolare in Italia e, laddove se ne dia l'opportunità, può avviare nuove catene di trasmissione. "Nel periodo estivo - continua Maga - la maggior parte dei casi era ascrivibile ad una popolazione giovane, con un'età mediana di circa 30 anni. Tuttavia, già dalla fine di agosto si è notato un graduale innalzamento dell'età mediana, oggi arrivata a 40 anni. Il 33% dei casi diagnosticati nella prima metà di settembre interessa persone con età superiore ai 50 anni e il 71% è stato acquisito nella stessa Regione di residenza del soggetto".
Le incognite dell'autunno
Questo è un ulteriore elemento di attenzione, perché indica un ampliamento locale dei contagi in ambito sociale e famigliare verso categorie maggiormente a rischio di complicanze. Pur vivendo una situazione più gestibile da un punto di vista sanitario rispetto a Paesi come Francia, Spagna o Regno Unito, il nostro Paese deve essere preparato a un autunno caratterizzato da diverse incognite. "Il virus - ha aggiunto il direttore dell'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR IGM) - è presente in tutte le Regioni. L'indice Rt medio nazionale è di poco inferiore a 1 (indicando una circolazione quasi endemica), ma e' superiore a 1 in 6 Regioni e in altre 10 supera la soglia dell'unita' nel suo limite superiore di confidenza, indicando una situazione epidemiologica in fragile equilibrio". In questo scenario, la riapertura delle scuole e la ripresa delle attivita' lavorative, con il conseguente movimento di milioni di persone e l'aggregazione in luoghi chiusi, rappresentano situazioni da monitorare con grande attenzione.
"Riusciremo a gestire la stagione autunno-inverno - spiega Maga - evitando situazioni emergenziali se, da un lato, continueremo con grande responsabilità ad attuare le tre misure fondamentali: distanziamento, mascherina, igiene delle mani. Dall'altro, sarà essenziale mantenere e anzi potenziare la capacità del SSN di identificazione dei casi e tracciamento dei contatti, anche utilizzando metodiche innovative come i test antigenici rapidi.
"La vaccinazione è importante"
"Vale anche ricordare il significato della vaccinazione anti-influenzale, in questa stagione ancora più importante. Al di là della riduzione di un numero significativo di sintomatologie compatibili con la patologia Covid-19 che quindi faciliterà la gestione di casi sospetti, avere un numero inferiore di casi di influenza alleggerirà l'impatto sulle strutture assistenziali (medici di base, presidi ospedalieri), garantendo quindi maggiori risorse per fronteggiare eventuali recrudescenze di Covid-19". Inoltre si ridurrà anche l'impatto sociale dell'epidemia influenzale. "Ricordiamo - ha concluso - che ogni anno l'influenza colpisce da 5 a 6 milioni di persone, causando molte assenze sui luoghi di lavoro. A questo si aggiunge la diminuzione del rischio di contrarre l'influenza e poi la Covid-19 in un breve arco temporale. Infine, diversi studi clinici hanno mostrato una minore suscettibilità allo sviluppo di complicanze critiche e decessi da Covid-19 nelle popolazione anziana vaccinata per l'influenza".