AGI - Pasquale Zagaria, 60 anni, fratello di Michele, l'ex 'primula rossa' della fazione omonima dei Casalesi, torna in carcere.
Il boss ora è di nuovo al 41 bis nell'istituto di pena milanese di Opera, dopo essere stato scarcerato a Sassari ad aprile scorso e aver ottenuto i domiciliari in casa di un parente a Brescia per effetto della circolare del Dap del 21 marzo scorso che, in piena pandemia, disponeva particolari attenzioni per i detenuti che avessero patologie o età che li mettevano a rischio; tra i 498 che ne hanno usufruito molti nomi eccellenti della criminalità organizzata e non, compreso il sessantenne che era malato da tempo, con una diagnosi di neoplasia arrivata a ottobre 2019.
A disporre il suo ritorno in carcere è stato il tribunale di sorveglianza di Brescia, in vista della scadenza del provvedimento con cui erano stati concessi per 5 mesi di domiciliari dal tribunale di Sorveglianza di Sassari, che aveva poi in giugno deciso di trasmettere gli atti alla Consulta, sollevando questione di legittimità.
Il boss detto Bin Laden
Nella camorra casertana, Pasquale Zagaria è noto con il soprannome di Bin Laden e, insieme ai fratelli e alle sorelle, per i pm, da San Cipriano di Aversa, cittadina casertana di cui è originaria la famiglia, ha aiutato la scalata nelle gerarchie della cosca e poi la lunga latitanza di Michele. La sua abilità negli affari lo ha reso in breve tempo la mente economica del gruppo. I suo legali avevano chiesto la proroga dei domiciliari per incompatibilità tra il carcere e il suo stato di salute, ma il 4 settembre scorso il giudice lombardo non l'aveva accolta.
Il boss a fine anni '90 aveva già intuito che la cosca casertana può trovare terreno fertile per nuovi affari e per 'ripulire' i guadagni in Campania delle estorsioni e della droga al Nord Italia, e si stabilisce a Parma. Qui inizia soprattutto speculazioni edilizie, ma agisce anche per conto del fratello, fino a progettare attentati ai pm Catello Maresca, Cesare Sirignano, Alessandro Milita e Franco Roberti, che indagano sulla sua famiglia e cercano di stanare il capoclan, ragione per la quale sarà destinatario anche di una misura cautelare notificatagli in carcere nel 2011, dato che era stato già arrestato 4 anni prima.
Le estorsioni e la speculazione edilizia
Pasquale Zagaria continua comunque a sovrintendere alle grandi operazioni di speculazione edilizia della cosca, e i processi gli ascrivono anche l'essere il mandante di estorsioni, quale quella da 450mila euro ai danni di un imprenditore edile casertano per la costruzione di uno dei centri commerciali più grandi della grandi della provincia di Caserta, il Centro commerciale Campania. Nei primi anni 2000, grazie a lui, il clan riesce a entrare nella gestione degli appalti che partono dal ministero per le Infrastrutture e, attraverso Parma, arrivano alle ditte indicate dai Casalesi. Nel 2009 vengono sequestrati beni immobili per oltre 20 milioni di euro, molti dei quali in Emilia Romagna, intestati anche a lui.
Pasquale Zagaria è noto per i suoi modi bruschi e per la sua propensione a portare abiti firmati.