AGI - La maestra Francesca è sulla rampa di accesso, e chiama i bambini per nome a uno a uno, misurando rapidamente la temperatura corporea con un termoscanner a pistola. Loro, i piccoli studenti, sgranano un po' gli occhi, ma poi ritrovano i compagni, le insegnanti, i bidelli, e li aprono in ampi sorrisi. La Carlo Levi è una delle scuole elementari 'di frontiera', a Novara, collocata nel quartiere Rizzottaglia, da sempre zona di immigrazione, prima, negli anni '60 e '70, dalle regioni del Meridione d'Italia, oggi dai Paesi del sud del mondo. "Abbiamo il 70% di alunni che provengono da famiglie di immigrati, che in molti casi non parlano l'italiano o sono addirittura analfabeti", spiegano i docenti. Un mondo complesso, anche ben prima del Covid.
E oggi una difficoltà in più: qui andrebbe applicata l'ordinanza del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio che prevede la presentazione all'ingresso di una autocertificazione sulla misurazione della temperatura da parte dei genitori. "Oggi sarebbe stato impossibile - sottolinea la maestra - e quindi abbiamo deciso di misurare direttamente noi la temperatura. Oggi forniremo i moduli prestampati e spiegheremo ai bambini come compilarli". Alla Carlo Levi è arrivato questa mattina per portare un simbolico saluto da parte della Regione Piemonte, l'assessore all'ambiente della giunta Cirio, Matteo Marnati, che è novarese. "Questo è un anno speciale, che, spero, rimarrà unico", dice.
E rilancia una idea alla quale sta lavorando con il rettore dell'Università del Piemonte Orientale: costituire una task force con medici neolaureati per mettere in atto una campagna di tamponi a tappeto in tutte le scuole. "Il tracciamento - rimarca l'assessore, che ha anche la delega alla ricerca sul Covid - è l'unica vera arma di difesa in questa fase". Gli ultimi bambini sciamano ordinatamente in classe. Comincia il giorno uno del primo anno scolastico dell'era post-Covid.