AGI - Una piccola folla composta di amici, personaggi dello spettacolo e gente comune si è alternata per tutto il giorno alla camera ardente di Philippe Daverio, lo storico d’arte scomparso ieri a Milano, all’età di 70 anni, allestita a Brera. Dal sindaco Giuseppe Sala al presidente della Regione Attilio Fontana, da Moni Ovadia a Carla Fracci, dall'assessore Filippo del Corno all'ex sindaco Paolo Pillitteri, dalla giurista Livia Pomodoro al presidente onorario della Camera della Moda Mario Boselli, tutti hanno voluto rendere omaggio all'amico e "libero pensatore", e si sono stretti intorno alla moglie Elena Gregori.
Sulla bara bianca il papillon giallo, gli occhiali tondi e una rosa rossa
Sulla bara bianca ricoperta di rose rosse, collocata nella sala della Passione, è stata lei a posizionare la decorazione della legione d’onore, una rosa rossa, un papillon giallo e gli occhiali tondi, segni inconfondibili del suo look. Entrando nella stanza si sente in sottofondo la voce di Daverio che recita una fiaba di Prokofiev. E il suo volto appare su un grande schermo montato dietro al feretro, che manda a ripetizione le immagini di Pierino e il Lupo, il concerto per famiglie in forma cameristica che fu eseguito anni fa, nella Pinacoteca di Brera, con il critico d’arte come voce narrante. Su una decina di sedie ben distanziate, le persone ascoltano silenziose. Accanto alla bara c’è la corona di fiori inviata dal Consolato francese. Un girasole lasciato da una signora e una rosa bianca portata da Pillitteri, "bianca come la libertà perché lui era un uomo libero".
Sui registri delle firme tanti "grazie"
Su diversi tavolini, erano posizionati i registri delle firme per raccogliere i pensieri e i messaggi di chi è venuto a salutarlo: su tutti una valanga di grazie. C’è chi lo ringrazia per la disponibilità, chi per la sua cultura, chi per l’amicizia, chi per il grandissimo amore per Milano. Molti per averli avvicinati all'arte e al bello.
Daverio non se lo aspettava, aveva ancora tanti progetti
La sua compagna di una vita, "ancora inconsapevole", racconta che Daverio "avrebbe voluto fare ancora tante cose, aveva ancora tantissimi progetti, le bozze di tantissimi altri libri da finire". "Quindi penso che non se lo aspettasse nemmeno lui di andarsene. Non dico che fosse giovane ma a 70 non si è neanche decrepiti”. Delle tante manifestazioni di affetto ricevute “penso che ne sarà contento - continua la vedova - perché lui in realtà ci teneva. Gli piaceva che la folla lo amasse e ne ha avuto la dimostrazione”.
La vedova: "era un uomo dalla sensibilità al di là del normale"
“Era un uomo speciale, incredibile, perché - spiega - aveva una sensibilità al di là del normale per capire le situazioni, le persone. Era molto generoso. Con chiunque gli chiedesse consigli, pareri, lui era sempre disponibile. Penso che saranno effettivamente in molti a rimpiangerlo. Certo per noi a casa è dura”. Non sarà facile “ci siamo conosciuti quando avevo 17 anni” spiega. Poi la convivenza negli anni ‘70 e il matrimonio nel 1983. Adesso, “sono distrutta. Quanto abbiamo litigato.. però come tutte le persone ingombranti, poi mancano molto”.
A suggerire a Gregori, di allestire la camera ardente a Brera è stato il direttore della Pinacoteca, James Bradburne. Per lui Daverio era la sua "stella polare". "Era una persona su cui potevo sempre contare per un parere indipendente, autonomo e non colorato - dice -. Era una anima libera, uno spirito libero. Per questo era un tesoro senza prezzo". Adesso "non posso pensare di non vederlo arrivare a Brera con il suo papillon colorato. E' difficile immaginare un mondo senza di lui". Daverio "Pur non essendo milanese, rappresentava il cuore di Milano. Mi ha aiutato a scoprire questa città. Era innamorato di Milano e Milano di Philippe".
Dopo l'abbraccio di Milano di oggi, i funerali saranno in forma strettamente privata, domani.