AGI - L'8 agosto era stata trovata senza vita la mamma di Gioele, Viviana Parisi dj e producer, nel bosco di Caronia, a circa 500 metri dal luogo dove cinque giorni prima era scomparsa assieme al figlio di 4 anni. La fede nuziale che portava al dito e gli abiti che indossava non hanno lasciato dubbi. Il corpo, trovato in una zona boschiva dai vigili del fuoco, sotto un traliccio, era riverso a terra irriconoscibile, ma gli abiti, alcune collanine che aveva al collo e la fede che riportava il nome della donna, quello del marito e l'anno della loro nozze, hanno permesso di identificarlo. Solo il primo capitolo di un giallo ancora tutto da chiarire.
Del bambino, allora, nessuna traccia, e oggi che sono stati trovati i poveri resti di un corpicino martoriato, che per gli investigatori appartengono "al 99%" al piccolo, tra la fitta vegetazione a 200 metri dall'autostrada Messina-Palermo e a 400 da quel traliccio, il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, parla di "compatibilità con un bimbo di quell'eta'", ma "serviranno per l'identificazione definitiva accertamenti medico-legali e l'esame del Dna".
Quel 3 agosto..
Viviana Parisi, 43enne di Venetico, e il suo bambino erano spariti un lunedì mattina, il 3 agosto, dopo che la donna, alla guida di un'Opel grigia, era stata protagonista di un incidente d'auto sulla autostrada Messina-Palermo, all'altezza di Caronia, molto lontano da Milazzo, grosso centro a una trentina di chilometri da casa, dove aveva detto al marito, anche lui un dj, si sarebbe recata per comprare le scarpe al figlio. In realtà era andata molto oltre.
38esimo parallelo
Viviana aveva percorso un centinaio di chilometri, qualcuno ipotizza che fosse diretta a Motta d'Affermo, per raggiungere il "38esimo Parallelo", nome dato alla Piramide, l'installazione artistica di Mauro Staccioli, commissionata dal mecenate Antonio Presti, legata alle suggestioni della rinascita e al rito della luce, evento che si tiene ogni anno nei giorni che coincidono con il solstizio. L'incidente stradale avrebbe sconvolto i piani di Viviana che si sarebbe allontanata con il piccolo, oltrepassando il guardrail.
Paranoia e crisi mistiche
Nel veicolo erano stati trovati documenti personali e il portafoglio con del denaro e soprattutto un certificato medico del 17 marzo, rilasciato dall'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, che attestava il suo malessere: paranoia e crisi mistiche. La donna da tempo soffriva di un disagio psichico e a aveva particolarmente sofferto durante il lockdown. Temeva che le togliessero il figlio.
Tutte le ipotesi sulle morti
Così tra le piste considerate c'era da subito anche quella dell'omicidio-suicidio, non escludendone altre, compresa l'aggressione di cani o altri animali feroci "vagliata da tempo ma non privilegiata", un incontro con persone che avrebbero potuto aggredita, la fuga per i campi, la caduta accidentale. Ma anche quella della morte del piccolo causata dall'impatto dell'auto che avrebbe indotto la madre al togliersi la vita lanciandosi dal traliccio.
I supertestimoni
Quest'ultima ipotesi è stata però scartata quando finalmente sono spuntati i supertestimoni - una famiglia del Nord che era in vacanza in Sicilia - che hanno detto che il bimbo era vivo dopo l'incidente, in braccio alla madre e non presentava ferite. Era stato chiesto a Viviana se avesse bisogno di aiuto, ma lei senza rispondere si e' allontanata a passo spedito.
Cacciatori ed esercito
Vasto il dispiegamento delle forze in campo, tra Cacciatori di Sicilia, specializzati nella ricerca dei latitanti nelle zone piu' impervie, squadre di vigili del fuoco, delle forze dell'ordine, della protezione civile, cani molecolari e droni. Infine l'Esercito con la Brigata meccanizzata Aosta.
Ma anche i volontari, una nutrita truppa di almeno cento persone di buona volontà che stamane hanno risposto all'appello del papa' del piccolo. E proprio uno di loro, un carabiniere in congedo, Giuseppe Di Bello, 55enne di Capo d'Orlando, armato di una semplice falcetta, si è fatto largo tra i rovi e i cespugli della collina di Caronia.
Lì sono stati trovati i resti di un corpicino trascinato e smembrato da animali selvatici, forse cani e cinghiali: il tronco, il femore, capelli della vittima o peli degli animali, e piu' lontano il cranio. Poveri, 'amabili', resti ricomposti in una bara e portati tra la commozione di tutti, al termine del sopralluogo e dei rilievi durati circa cinque ore.
Parola al DNA
Alla fine il procuratore Cavallo ai giornalisti spiega che "fino a questo momento possiamo parlare di resti compatibili con un bambino di 3-4 anni. Non possiamo dare per ora risposte definitive". L'autopsia sarà effettuata in tempi brevi che serviranno per l'identificazione accertamenti medico-legali e l'esame del Dna". Le indagini e le ricerche, ha spiegato, sono state effettuate in condizioni difficili. Sono state fatte varie ipotesi, se ne sono rafforzate alcune, sono state scartate altre.
Scartata la pista familiare
Perdono quota le piste riconducibili ad ambiti familiari. Così come quella dell'attacco da parte di animali alla mamma e al figlio. Semmai il corpo di Gioele sarebbe stato dilaniato con tutta probabilità dopo la morte, avvenuta, appare ormai certo, in un contesto di omicidio-suicidio. Saranno mostrati ai familiari gli oggetti trovati sul posto per un primissimo riconoscimento, brandelli di indumenti che sarebbero del bimbo. E' esclusa la presenza di oggetti che siano riconducibili alla madre. Poi si procedera' alle necessarie comparazioni del Dna e agli accertamenti medico-legali.
Indagini non si fermano
Insomma, sedici giorni di ricerche con squadre di uomini, mezzi, droni e cani, ma a trovare i resti che "quasi certamente" sono del piccolo Gioele Mondello, è stato stamane, alle 10.28, un carabiniere in congedo: "Appureremo anche questo - ha risposto Cavallo - ma ora non mi interessa chi l'abbia trovato, l'importante e averlo trovato e ringrazio tutti. Poi, che sia stato un volontario o un altro non mi interessa.
Maggiore risorse disponibili avevamo, più alta era la possibilità del ritrovamento. Abbiamo sempre pensato che il bambino fosse in questo posto e purtroppo i fatti ci hanno dato ragione. Continueremo a lavorare e andare fino in fondo in questa triste storia". Infine, avverte: "È il momento del silenzio, lasciateci lavorare. Ci stringiamo alla famiglia e continueremo a lavorare per andare fino in fondo a questa storia triste".