AGI - "Lo smart working ha salvato l'economia, perché milioni di persone hanno continuato a lavorare. Ha salvato la salute e anche la scuola". Lo dice all'AGI Domenico de Masi, sociologo, professore emerito di Sociologia del lavoro presso l'università La Sapienza di Roma, tra i primi a credere nel telelavoro. Ora è più che mai convinto che da questa strada non si tornerà indietro.
"Nei mesi del lockdown abbiamo vissuto un'esperienza spuria di telelavoro e di smart working, perché costretti a lavorare da casa ma con orari flessibili. è stata comunque un'esperienza preziosa ci ha fatto capire delle verità che le aziende negavano". Quali? "Ad esempio che non occorre chissà quale tecnologia, basta uno smartphone, e nemmeno una formazione particolare. Il vero problema sono i capi che hanno una resistenza patologica al cambiamento".
La pandemia ha fatto esplodere i numeri dello smart working in una settimana. Prima del lockdown lavoravano fuori dall'ufficio 570 mila persone, sono diventate 8 milioni. "Il primo ministero che si è mosso è stato quello della Pubblica Amministrazione - sottolinea De Masi - e la ministra Dadone ha presentato un progetto di legge in cui si dice che entro il 2021 il 50% dei tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici dovrà lavorare da casa in smart working. Questa cosa è rivoluzionaria. Significa che il pubblico si mette davanti al privato in termini di efficienza".
D'altro canto, aggiunge il sociologo, "non dimentichiamo che il settore statale è stato il primo a codificare il telelavoro in Italia, con la legge Madia, nel 2015. Per il settore privato la legge è arrivata soltanto nel 2017". Il vero pioniere del telelavoro però è stato l'Inps, nel 1990, poi sono arrivati l'Ibm nel 1995 e la Telecom nel 1997.
Lavorare da casa, secondo numerosi studi scientifici, aumenta la produttività del lavoro del 20%. "Che è esattamente il gap che ci divide dalla Germania. Questo vuol dire che le aziende italiane per anni sono state private di questo beneficio da chi ha opposto resistenza a cambiare l'organizzazione del lavoro". Quali le cause dell'aumento di produttività? "In ufficio è una continua distrazione - osserva De Masi - la battuta del collega, il caffè. A casa spesso si è da soli, più motivati e padroni del proprio lavoro".
Anche la scuola è stata obbligata alla didattica a distanza, ma tra mille polemiche. "Sono polemiche a mio avviso prive di senso - argomenta De Masi - durante il lockdown la didattica a distanza era l'unico strumento possibile e inoltre ha messo alle strette i professori: chi non aveva alcuna esperienza di informatica ha dovuto imparare, o quantomeno migliorare".