AGI - È sopravvissuto agli anni, alla guerra, all'incuria, ha ammortizzato con aplomb tutto anglosassone anche l'onta di un sequestro. Giusto in tempo per celebrare - scortato dalla Guardia di finanza dalla Tunisia in Italia - un appuntamento importantissimo, quello con il compleanno numero 100. È "Lulworth", un vero e proprio gioiello del mare, il veliero finito tre anni fa tra i beni sequestrati dalle fiamme gialle ad un imprenditore "sconosciuto al fisco".
Si tratta di un mega cutter - il più grande del mondo - lungo 47 metri per 54 di albero e tre vele di prua, unico superstite della flotta di yacht d'elite ("Big Five") che inanellarono successi su successi - anche contro il "Britannia" di re Giorgio V - nelle principali regate veliche del decennio 1920-1930.
Costruito nel 1920 in un cantiere vicino a Southampton con una tecnica estremamente raffinata - ordinate interne in acciaio e fasciame esterno in legno - su un progetto di Herbert W.White e su commissione di Richar H.Lee, il suo nome originario era "Terpsichore", la musa greca della danza, ma fu cambiato da Herbert Weld, suo secondo proprietario e padrone del Lulworth Castel nel Dorset.
Finita la carriera sportiva e sopravvissuto miracolosamente ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, in particolare al raid aereo che distrusse il bacino in cui era ormeggiato, dopo il '47 fu trasformato in house-boat nelle acque del fiume Hamble e abitato a lungo da una coppia di coniugi, Richard Lucas e sua moglie Rene': quando lui mori', lei volle restare a bordo, stregata dal fascino della barca.
Del relitto, trovato in un cantiere della Spezia - coperta distrutta, arredi in stato discreto e prua, poppa e chiglia recuperabili - si innamorò nel 2001 un armatore olandese che finanziò con 10 milioni di dollari quello che subito venne definito "il restauro del secolo", durato cinque anni. "Lulworth", restituito all'antico splendore, torno così a solcare i mari, e a vincere.
Stavolta nelle regate destinate ai velieri d'epoca. Da oggi comincia l'ennesima, nuova vita: il gip del Tribunale di Roma ne ha disposto l'affidamento in custodia giudiziale alle fiamme gialle, che lo impiegheranno per lo svolgimento di attività addestrative della Scuola Nautica di Gaeta. Perché la classe, quella vera, non va in pensione. Nemmeno dopo un secolo.