AGI - L’orso M49 “ha letteralmente la forza e la volontà di fare cose 'sovrumane': ha iniziativa, carattere ed intelligenza. Tuttavia ha già operato 40 tentativi di intrusione: se viene lasciato fare troppo, diventa davvero problematico e pericoloso”. La riflessione è dello zoologo Franco Perco, uno dei massimi esperti italiani di animali, già direttore del Parco dei Monti Sibillini e membro dell’osservatorio faunistico di Pordenone. Perco ha parlato dell'esemplare e delle sue caratteristiche con l'AGI, ipotizzando un modo per rispettare la sua natura e allo stesso tempo convivere con lui.
Secondo lo studioso “l’abbattimento sarebbe la soluzione più semplice. E d’altra parte è quella adottata in Usa e Canada: dopo due episodi problematici, al terzo l'orso viene abbattuto”. Si tratterebbe di un “abbattimento pietoso”, ma difficile da accettare per moltissimi, soprattutto per gli animalisti. Una via forse più corretta da un punto di vista teorico, ma che non favorisce la “pacificazione” fra i diversi stati d’animo che ci sono nella popolazione rispetto al plantigrado.
E allora per M49 la soluzione potrebbe essere una via di mezzo, “tenendo conto dei suoi sentimenti”: “Qualsiasi organismo preferisce vivere libero – aggiunte lo zoologo - ma è evidente che la ristrettezza a questo orso non sta proprio bene. Dargli uno spazio più ampio potrebbe farlo stare tranquillo, nella speranza che le difficoltà nel tempo lo ammaestrino e che diventi più schivo”. Insomma l'idea è quella di dargli ‘una bella e grande casa’: "Un'area recintata, ampia 5 o 10 ettari che gli garantisca un vita decente”.
La costruzione di questo recinto va incontro all'animale senza “salvarlo a tutti i costi sulle spalle degli altri”, e per evitare che “ci rimettano i trentini e il turismo”. Tuttavia “pone un problema di tempi e costi”, che sarebbero enormi, avverte lo zoologo.
Secondo l’esperto, non si può evitare di “regolamentare in qualche modo la convivenza di un orso con le attività umane”, anche perché la presenza di questa specie sulle montagne del Trentino è essa stessa merito dell'uomo: “Riconosco - prosegue - che la Provincia Autonoma di Trento ha fatto un'attività benemerita e unica di reintroduzione degli orsi. Un'opera che solo in quella zona si è avuto il coraggio di fare, e con risultati straordinari perché in 25 anni siamo arrivati a 100 esemplari”.
Quanto al carattere, M49 è un’eccezione anche nel mondo dei plantigradi, riflette Perco: “E’ esuberante, ha carattere ed è avventuroso”. ‘Papillon’ – questo il soprannome che gli ha dato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa – “è un orso maschio, di 4 anni, nel pieno delle sue forze. È portato alle escursioni, e va in cerca di avventure. A differenza delle femmine (in questo molto simili alla specie umana), che tendono ad essere legate al territorio dove crescono i piccoli, i maschi degli orsi per carattere sono estremamente esplorativi, ma hanno di base una ‘area familiare’ in cui si muovono”. M49 invece ha un insopprimibile voglia ‘superare i confini’. “E’ quindi riduttiva la posizione di chi sostiene che ‘fa il suo mestiere’, perché altri maschi della stessa specie non sono così”, sottolinea l’esperto di animali.
Tra le specie presenti in nature, infine, “gli orsi hanno uno 'psichismo' notevole, cioè come gli uomini hanno dei caratteri: non sono tutti allo stesso modo, ce ne sono alcuni timidi, altri spregiudicati, alcuni intelligenti, altri meno”. M49 ha “una bella testa, ma per noi ha un comportamento problematico”.
Come dobbiamo noi, allora, rapportarci ad un esemplare come questo? “Servono regole. Ci sono protocolli firmati a cui attenersi, che descrivono come agire quando un orso ha determinati atteggiamenti. Le regole servono a tranquillizzare la società e a scongiurare il cosiddetto bracconaggio di necessità o ‘fai da te’.
C’è infatti li pericolo che dei delinquenti ambientali intervengano magari usando il veleno”. Il rispetto delle regole conforterebbe anche le popolazioni “degli abitanti di paese, che non si sentono ascoltate o che avvertono ostilità da parte di coloro che abitano in città, non vivono quella situazione e difendono l’animale a tutti i costi”.