AGI - Arriverà domani la prima sentenza nel processo contro la 'banda dello spray', i sei giovani della bassa modenesi accusati dalla procura di Ancona di aver spruzzato una sostanza urticante all'interno del 'Lanterna Azzurra Clubbing' di Corinaldo, nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018; lo spray scatenò il panico all'interno del locale e, nella calca a una delle uscite di sicurezza, morirono cinque adolescenti e una giovane mamma, mentre i feriti furono quasi duecento.
Davanti al gup, Paola Moscaroli, compariranno Raffele Mormone, Ugo Di Puorto, Badr Amouiyah, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada, accusati di omicidio preterintenzionale, associazione per delinquere finalizzata a furti e rapine, lesioni personali anche gravi e singoli episodi di rapine e furti con strappo commessi in diversi locali notturni di mezza Italia. Per loro, i pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, dopo una requisitoria durata quasi sei ore, hanno chiesto condanne a pene comprese tra i 16 e i 18 anni di carcere, che tengono conto della riduzione di un terzo per la scelta del rito abbreviato.
Secondo l'accusa, quella notte a Corinaldo, mentre centinaia di adolescenti attendevano la performance del trapper Sfera Ebbasta, la banda era pronta a rubare catenine e altri preziosi, approfittando della confusione. Una tesi che gli avvocati dei sei modenesi, poco più che ventenni, hanno confutato durante il processo. Gli imputati hanno ammesso di voler compiere furti anche quella notte, all'interno del 'Lanterna Azzurra Clubbing', ma nessuno di loro ha mai usato o ha visto usare la bomboletta spray ritrovata sul pavimento, e sulla quale è stata evidenziata l'impronta di Ugo Di Puorto (che nell'udienza scorsa ha tenuto un rosario tra le mani, ndr.); i sei non hanno agito come una banda unica, ma al contrario nel locale erano tre i gruppi, tra l'altro arrivati a Corinaldo separatamente.
Nessuna associazione a delinquere, nè omicidio preterintenzionale per i difensori degli imputati. In particolare, l'avvocato Carlo De Stavola, che assiste proprio Di Puorto, considerato il capo della 'banda dello spray', ha insistito sul fatto che quanto accaduto quella notte sarebbe stato conseguenza di più cause e non per l'azione di una banda che rubava catenine.
Una tesi che ha indignato i familiari delle vittime, ma sollevata in precedenza anche dall'avvocato Alessandro Cristofori, difensore di Badr Amouiyah, per il quale ha chiesto l'assoluzione per difetto di prova perchè quanto è successo fuori dalla discoteca avrebbe interrotto il nesso con i furti all'interno del locale. Riferimenti che guardano all'altro filone dell'indagine, in mano alla procura di Ancona, focalizzato sulla capienza del 'Lanterna Azzurra Clubbing' (è stato accertato che ci fossero almeno il triplo delle persone previste), sulle norme di sicurezza adottate dentro e fuori dal locale e sui permessi rilasciati per una struttura che per gli inquirenti sarebbe dovuto essere un magazzino agricolo e quindi non in grado di ospitare eventi pubblici. Domani arriverà la prima sentenza, dopo le repliche delle parti civili (sono circa 80 quelle ammesse dal gup, ndr.) e dei pm. Il processo alla 'banda dello spray', iniziato a marzo, doveva concludersi all'inizio di luglio: il Covid-19 ne ha fatto slittare la conclusione, ma solo di pochi giorni.