Tre migranti sudanesi uccisi a colpi d'arma da fuoco sparati dalla Guardia costiera libica, a Khums, a Est di Tripoli. La denuncia è dell'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, che ha chiesto "un'indagine urgente".
Questo incidente "sottolinea chiaramente che la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco", secondo l'inviato speciale dell'Unhcr per il Mediterraneo centrale, Vincent Cochetel. Un evento tragico che piomba su una giornata incandescente sui diversi versanti dell'immigrazione. Quello dei numeri innanzitutto: dall'inizio dell'anno a oggi sulle coste italiane sono sbarcati 12.533 migranti, tre volte e mezzo in più rispetto ai 3.599 dello stesso periodo dell'anno scorso.
Secondo il Viminale 2.622 del totale (il 20,9%) si sono concentrati negli ultimi sette giorni. è c'è un fronte altrettanto incandescente che è quello politico: "Mentre la Guardia costiera libica spara e uccide i migranti, li rinchiude in lager dove ogni diritto è cancellato, il governo italiano continua a supportarla con mezzi e formazione", tuona il deputato Riccardo Magi di +Europa Radicali, per il quale "continuare a fare finta di nulla finanziando un corpo militare che fa affari con il commercio di vite umane vuol dire rendersi complici di gravi crimini e violazioni sistematiche dei diritti umani".
Il leader della Lega Matteo Salvini pone un altro tema che mette a dura prova i nervi politici delle alleanze: "Il Viminale si accorge solo ora di dover fermare i flussi dalla Tunisia, con centinaia di immigrati in fuga dai centri di accoglienza e silenzio totale sulla redistribuzione degli immigrati all'estero. Mentre i clandestini arrivano a frotte, giovedì il Senato deciderà se devo essere processato per aver difeso i confini. Orgoglioso di aver protetto l'Italia e gli italiani: la rifarei e lo rifarò".
"Dobbiamo riattivare subito i meccanismi di rimpatrio verso la Tunisia perché deve essere chiaro che per noi la Tunisia è un paese sicuro, quindi chi arriva qui viene rimpatriato e non c'è un motivo per concedere diritto di asilo e riuscire a permettere a queste persone di restare in Italia", dice il ministro agli Affari Esteri, Luigi Di Maio. Da parte sua la titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, che ha annunciato l'impiego dell'Esercito a presidio delle strutture di accoglienza, sottolinea che "rimane costante lo sforzo delle Forze di polizia sia sul versante della prevenzione e del controllo del territorio che su quello investigativo, per individuare gli scafisti e contrastare la rete dei trafficanti dei migranti".
I fatti dicono che nell'hotspot di Pozzallo sono stati individuati 10 positivi al coronavirus che si aggiungono a un altro scoperto giorno 25 e ai tre migranti individuati anche in Sardegna; e che proseguono gli sbarchi, a Lampedusa, e in ancora in Sardegna dove in 49 sono giunti dall'Algeria sulle coste sud-occidentali. Ma anche che è scattato il piano dei trasferimenti. Interessati complessivamente circa 800 migranti. Progressivamente svuotata la tensostruttura dell'hub di Porto Empedocle da dove ieri erano fuggiti in cento. Ben 520 hanno lasciato Porto Empedocle per raggiungere alcuni centri di accoglienza del Lazio e del Piemonte.
Per quanto riguarda Lampedusa dove nella notte ne erano arrivati altri 128, circa 300 sono stati portati via con un traghetto di linea: per quasi tutti destinazione Molise. Forse anche gli 11 arrivati con un barchino quasi fossero una comitiva di turisti per caso, con zainetto, t-shirt, pantaloncini, occhiali da sole, sigaretta in bocca e barboncino al guinzaglio. "In Tunisia non siamo liberi", ha detto la donna con al seguito il cane, "torno in Italia per un nuovo inizio".
Lancia l'allarme la Procura di Agrigento: "Il numero abnorme di immigrati da gestire potrebbe tuttavia fare emergere situazioni di illegalità e atti di violenza che impongono a quest'Ufficio una vigilanza e un controllo non comuni, attività cui questa procura non si sottrarrà operando con la consueta serena severità che la contraddistingue". Poi il nodo della rotta tunisina e del sistema delle 'navi madri': "Il fenomeno della immigrazione clandestina di queste ultime settimane "ha riguardato quasi esclusivamente cittadini tunisini che con grossi barconi da pesca hanno di fatto accompagnato, in modo affidabile e sicuro, loro connazionali a Lampedusa o addirittura fino sulle coste agrigentine".
La rotta tunisina ha delle peculiarità che la differenziano da quella libica, "allo stato infrenata dalla guardia costiera libica, in quanto è utilizzata da cittadini tunisini che non fuggono da situazioni di persecuzione politica o razziale, ma che cercano in Italia solamente migliori condizioni di vita e di lavoro. È un tipo di immigrazione che probabilmente potrebbe essere arginata o regolamentata con successo da accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi. Si ritiene, infatti, sulla scorta delle conoscenze processuali acquisite, che non è complesso identificare gli organizzatori di tali traffici e le loro basi logistiche e predisporre conseguentemente efficaci servizi di prevenzione e controllo".