Il carabiniere Giuseppe Montella, arrestato per lo scandalo della caserma di Piacenza, "è una persona molto provata" e durante l'interrogatorio di garanzia "ha pianto". Lo ha detto all'AGI l'avvocato Emanuele Solari che difende l'uomo finito in manette insieme ad altri 5 colleghi (uno è ai domiciliari) nell'inchiesta della Procura di Piacenza sui presunti illeciti avvenuti nella caserma Levante di via Caccialupo poi posta sotto sequestro.
"Si possono fare degli errori per ingenuità, per vanità, per tante cose. Certe condotte possono avere una rilevanza penale. Chi ha sbagliato pagherà", ha commento Solari.
L'appuntato è considerato dagli inquirenti come il 'vertice' della piramide del gruppetto di militari arrestati per diversi reati tra cui lo spaccio di sostanze stupefacenti, l'estorsione, le lesioni personali e la tortura. "C'è stata una collaborazione completa di una persona molto affranta e abbattuta che pensa anche a chi legge queste notizie, alcune, francamente sopra le righe" ha detto il legale del militare dell'Arma ribadendo che il suo assistito è stato "collaborativo al 100 per cento".
"Non c'è nessuna regia, ci sono dei fatti che vanno spiegati", ha detto l'avvocato. Nell'ordinanza del gip, il carabiniere 37enne è descritto come una persona convinta di poter vivere "al di sopra della legge e di ogni regola di convivenza civile". L'avvocato ha invitato la stampa ad una maggiore sobrietà anche perchè "ci sono persone che soffrono", figli minorenni.
E "pubblicare la foto del mio assistito con racconti surreali alla 'Scarface' - ha osservato il legale - non credo sia un buon servizio alla giustizia e al giornalismo". Gli atteggiamenti alla Gomorra? "Cose fantasiose". E le presunte festine con le escort in caserma? "Destituite da ogni fondamento", ha replicato l'avvocato rispondendo ai giornalisti
Intanto il Comandante Generale ha disposto il trasferimento dei vertici locali, così a partire da oggi lasciano l'incarico il comandante provinciale Stefano Savo, quello del reparto operativo Marco Iannucci e la guida del nucleo investigativo, Giuseppe Pischedda.
I tre non sono indagati ma la decisione è stata presa, viene spiegato, “da un lato per garantire il sereno e regolare svolgimento delle attività di servizio, dall’altro per recuperare il rapporto di fiducia tra la cittadinanza e l’Arma”. In attesa che gli esperti del Ris cerchino nei prossimi giorni eventuali tracce biologiche lasciate anche dai presunti pestaggi, ieri sono cominciati i primi interrogatori. Angelo Esposito ha pianto, tanto, esprimendo il suo disagio anche a parole: “Mi è caduto il mondo addosso”. “Il mio assistito – ha spiegato all’AGI il suo avvocato Pierpaolo Rivello – si è detto estraneo ai fatti contestati. Il suo è stato il pianto di una persona innocente che si è vista arrestare dall’oggi al domani. Non pensava ci fosse del marcio dentro la caserma, ha partecipato a perquisizioni e altre operazioni, convinto che tutto fosse legittimo”. L’appuntato ha assicurato di essere alieno “al mondo di violenza, soldi e illeciti” dei suoi colleghi.
Sulla stessa linea Daniele Spagnolo che in sostanza si è difeso dicendo che “facevo quello che mi dicevano di fare, senza sapere cosa c’era a monte”. Stando a quanto riferito dal suo avvocato Francesca Beoni, "ha dato la sua versione per ogni capo d’imputazione e indicato il ruolo che aveva e quello che aveva visto. Nessuna ammissione. Teniamo anche conto che era quello col grado più basso”. Con altri militari, è accusato anche di avere pestato un giovane nigeriano, “tanto da farlo crollare a terra e sanguinare”.