AGI - Sgominata dalla polizia postale di Roma, Bari e Foggia, una rete di pedofili italiani che su una nota piattaforma di messaggistica scambiavano materiale pedopornografico. Le immagini venivano realizzate anche da adolescenti e vendute online con un 'listino prezzi' per ogni prestazione richiesta.
Perquisizioni personali, informatiche e sequestri sono state eseguiti in 12 regioni e 17 province, con il coordinamento delle Procure della Repubblica presso il Tribunale e per i Minorenni di Bari.
L'indagine, scaturita da una segnalazione di due genitori insospettiti dall'intenso utilizzo di alcuni social network della figlia adolescente, ha portato all'emersione di un vero e proprio sistema consolidato di vendita online di immagini e video pedopornografici e pornografici autoprodotti da adolescenti e maggiorenni ed inviati in cambio di pagamenti su conti online.
Gli accordi avvenivano attraverso chat private sulla scorta di un 'listino prezzi' pubblicato online che prevedeva oltre che l'invio di immagini e video già prodotti, anche sex chat e video chat dal vivo.
La coppia si è rivolta agli agenti di Foggia che hanno eseguito accertamenti sul cellulare della minorenne e hanno scoperto una chat al cui interno era esplicita una sorta di listino prezzi per prestazioni di carattere sessuale online, con tariffe differenziate a seconda delle richieste.
L’attività degli agenti ha permesso di identificare gli utenti che avevano pagato per le prestazioni richieste: i pagamenti tracciati sono stati la prova che ha portato l'Autorità giudiziaria ad emettere 21 decreti.
Tra le figure perquisite nell'ambito dell'indagine, c'è anche un amico della ragazza adolescente. Il giovane, minorenne anche lui, è considerato a tutti gli effetti l'ideatore del business. In base a quanto ricostruito dagli agenti della polizia postale, utilizzando l’account della ragazza, in cambio di piccole somme di denaro, si sostituiva a lei chattando con diversi utenti, a cui prometteva l’invio di materiale a sfondo sessuale.
Per le immagini o i messaggi inviati, poi si faceva pagare dei corrispettivi in denaro, differenziati per tariffe. Il punto fondamentale dell'indagine, denominata "Pay to see", sono state le perquisizioni eseguite in 12 regioni e 17 province, che hanno consentito di sequestrare un grande numero di dispositivi che contenevano materiale pedopornografico.
Un centinaio di agenti hanno eseguito i decreti di perquisizione e sequestro nelle province di Bari, Foggia, Roma, Monza Brianza, Varese, Cremona, Siena, Agrigento, Palermo, Bologna, Fermo, Ascoli Piceno, Treviso, Chieti, Savona, Imperia e Torino.
Dall’attività svolta è emerso un quadro preoccupante sul crescente utilizzo distorto dello strumento informatico da parte di soggetti sempre più giovani, inconsapevoli della portata delle azioni compiute.
Sono in corso, da parte degli esperti della polizia Postale, analisi di tutti i supporti sequestrati per acquisire le prove informatiche e verificare il coinvolgimento di altri soggetti. Si sta anche cercando di tracciare con chiarezza la diffusione del fenomeno, che potrebbe essere anche più largo di come apparso in questa prima fase di indagine.