AGI - Ha compiuto 95 anni la prima poliziotta d'Italia. Rosa Scafa ha festeggiato oggi il compleanno nella sua casa di Trieste in Strada di Fiume, circondata dall'affetto dalla sorella Giuliana e di molti amici.
All'Agi ha raccontato la sua lunga vita in polizia, iniziata per la necessità di trovare lavoro ma poi scelta per spirito d'avventura, per il gusto di lavorare 'in strada'. Da giovane, alla questura di Trieste, ha raccontato, ha iniziato alla 'Buoncostume' e il suo compito era, oltre all’assistenza ai minori, quello di controllare le prostitute, affinché non sfuggissero dall’ospedale dove venivano portate per accertamenti sanitari. “Una di loro mi avrebbe sfregiato con una lametta che nascondeva sotto il maglione”, racconta Rosa “se, come mi confessò poi, non fosse stata dissuasa dalla gentilezza e dall’umanità con cui si sentì trattata”.
L'inizio alla Polizia Civile di Trieste
Perchè ha scelto la divisa? “Per un solo motivo – dice all’Agi - perché cercavo lavoro, per poter vivere e aiutare in casa. Poi invece mi sono innamorata dalla Polizia ed è stato bellissimo. Facevo parte della Polizia civile di Trieste con il Governo Militare Alleato di allora e quando nel 1954 è venuta Italia a Trieste noi avevamo la possibilità di scegliere: o un ruolo civile analogo a quello che avevamo prima oppure entrare nella Polizia Italiana appena creata. Io aveva già girato in diversi uffici, dall’Università alla biblioteca cittadina come impiegata civile, e così avevo voglia di cambiare perché non trovavo grandi simpatie per le scrivanie, per stare ferma, per vedere le solite facce e percorrere le solite strade e quindi ho pensato di entrare in Polizia, cioè nella Pubblica Sicurezza, dove avrei avuto un ruolo e una vita più attiva che sicuramente faceva meglio al mio temperamento. Quando sono entrata non ero l’unica, ma assieme ad altre donne, ad altre che poi sono diventate mie colleghe, ma io ho ricevuto per prima dal Ministero l’investitura da Poliziotta e quindi ad essere nominata la prima agente di Polizia in Italia”.
Il matrimonio col collega poliziotto
Che vita ha avuto? “Bellissima, perché ero innamorata del nuovo lavoro”. Si è anche sposata? “Sì, ma non da giovane, mi sono sposata più in là con gli anni perché era morto mio papà – io sono la prima di otto figli – e quindi, come la più anziana, dovevo lavorare anche in casa e cercare di sistemare al meglio i miei fratellini più giovani e a farli completare gli studi. Tra me e mia mamma c’erano neanche 20 anni di differenza, tra me e la mia sorella più piccola ce ne sono 22 si figuri che bello. E quindi non potevo sposarmi perché avevo il peso della famiglia sulla spalle e non me la sentivo di sposarmi giovane. Poi più tardi, il 25 agosto del 1964, ho incontrato mio marito un uomo giusto al momento giusto. Siamo stati una coppi felicissima, lui ha amato me e io ho amato lui: diceva anche che la sua figlia era la mia sorellina più piccola ed io di questo ero felicissima. Pure lui era entrato in Polizia da giovanissimo e dopo un periodo è entrato nella Squadra Mobile. Tra l’altro era molto popolare qui a Trieste come pittore e caricaturista, era spesso sui giornali. Ma era pure lui come me innamorato della divisa”.
Da sempre impegnata nel sociale
Che ruolo aveva lei nella Polizia? “Tutti, avevo proprio tutti i ruoli ma mi impegnavo soprattutto nel sociale, mi occupavo dei minori, della situazione dei dipendenti in servizio, dei loro familiari, degli orfani. Erano tempi un po' difficili per questo”. E oggi che giornata è stata? “Bellissima, sono veramente contenta è venuto a trovarmi anche il questore di Trieste”. E domani? “Riprenderò la mia vita tranquilla, tra le faccende di casa e le mie letture. Io vivo così semplicemente ma quello che ho mi basta”.