AGI - Per la ripartenza della scuola servono molte più risorse di quelle programmate, non solo per la messa in sicurezza ma anche al fine di fare della scuola pubblica un luogo di democrazia e libertà, oltre che di formazione degli studenti. Obiettivi che si possono realizzare solo con una piena ripresa della didattica in presenza: quella a distanza è stata certamente utile in una fase di emergenza ma non può essere assunta a sistema. I docenti e le docenti del liceo Avogadro di Roma hanno sentito la necessità di lanciare un appello alla politica, che accusano di non aver messo la scuola fra le priorità dell'agenda. Il timore è quello di una falsa partenza a settembre che si tramuterebbe nell'ennesima occasione persa, peraltro in una fase assolutamente "drammatica" per la scuola e l'intero Paese.
I docenti del liceo romano sono convinti del fatto che durante il periodo buio del lockdown, la scuola abbia "fatto la sua parte con grande senso di responsabilità". Eppure, non bisogna dimenticare che "la scuola forma alla democrazia e formare alla democrazia è una grande responsabilità, talmente grande che delegarla, interamente o in parte, alla didattica a distanza, sarebbe una perdita dal valore inestimabile".
Chi pensa di poter proseguire con la didattica a distanza è figlio di "una politica miope e meschina che punta a delegittimare il valore del sapere e della cultura, come se la scuola fosse un non-luogo, alla stregua di una stazione o un centro commerciale". Vi è insomma la necessità di riprendere in pieno la didattica in presenza, che consenta agli attori della scuola di realizzare "uno straordinario processo fatto di voci e corpi che si guardano, si ascoltano e si vedono".
Da qui le pressanti richieste alla politica, dopo i tagli degli ultimi trent'anni, di "un intervento radicale, in senso pressoché letterale, ovvero dalle fondamenta dell’edilizia scolastica, che avrà senza dubbio costi ingenti, ma che, nonostante ciò, si deve necessariamente intraprendere, perché la posta in palio è la salvaguardia della salute di milioni di persone e della scuola stessa come istituzione democratica".
E invece, lamentano i docenti dell'Avogadro, "nulla di tutto ciò al momento sembra essere tra le priorità dell’agenda politica. E questo rischia di avere drammatiche ripercussioni sull’intero assetto della nostra società, oltre che sul diritto all’istruzione di milioni di giovani".
L'appello, firmato da 56 docenti, si conclude ricordando che, invece, "questa dovrebbe essere la vera battaglia da intraprendere, perché se pensiamo che in gioco ci sia una mera questione di trasmissione di contenuti, replicabile in qualunque modalità e con qualunque strumento, commettiamo il fatale errore di guardare il dito anziché la Luna".