AGI - I movimenti delle onde sono la chiave per spiegare il fenomeno dell’acqua morta, che porta le navi a restare immobili in acqua, o ad assumere una velocità notevolmente ridotta, indipendentemente dal motore in funzione e dalle dimensioni dell’imbarcazione.
A svelare il mistero è uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences e condotto dagli esperti del Centre national de la recherche scientifique e dell'Università di Poitiers, che hanno elaborato ipotesi e simulazioni per scoprire che il movimento delle onde potrebbe spiegare il mistero dell’“acqua morta”.
“Il fenomeno dell’acqua morta – spiega Johan Fourdrinoy del Centre national de la recherche scientifique – si verifica quando l’imbarcazione subisce l’influsso della corrente con un’intensità tale da impedire il controllo dei movimenti della nave”. Osservato per la prima volta nel 1893, il fenomeno dell’acqua morta ha impedito all’esploratore norvegese Fridtjof Nansen di manovrare correttamente l’imbarcazione ed è osservabile in tutti i bacini in cui acque con densità diverse si mescolano.
“L’acqua morta è stata poi descritta sperimentalmente nel 1904 – aggiunge Julien Dambrine, collega e coautore di Fourdrinoy – ma non se ne conosceva ancora del tutto la spiegazione scientifica: il fisico e oceanografo svedese Vagn Walfrid Ekman mostrò che le onde formate sotto la superficie dell’acqua salata, che si mescolano con il flusso di acqua dolce proveniente dall’Oceano Artico, possono provocare queste resistenze”.
Gli scienziati spiegano che i fenomeni di resistenza sono due: il primo, quello sperimentato da Nansen, provoca una velocità bassa e costante, mentre il secondo, dimostrato da Ekman, produce oscillazioni nella barca. Il team di fisici, esperti di meccanica dei fluidi e matematici degli istituti di ricerca francese hanno usato una classificazione matematica delle diverse onde interne e un'analisi delle immagini sperimentali per svelare il mistero dell’acqua morta.
“Abbiamo scoperto – affermano gli autori – che le variazioni di velocità dipendono dalla generazione di onde che agiscono come un nastro trasportatore ondulato su cui la nave si muove avanti e indietro. Il nostro modello potrebbe essere applicato anche in altre situazioni, forse la sconfitta delle imponenti navi di Cleopatra ad opera della flotta di Ottaviano durante la Battaglia di Azio (31 a. C.) potrebbe essere ricondotta a un fenomeno dell’acqua morta”.
I ricercatori sostengono di voler approfondire nei prossimi studi queste ipotesi, ripercorrendo anche altri episodi storici in cui il fenomeno potrebbe aver svolto un ruolo chiave nell’esito di battaglie navali.