AGI - Lezioni terminate, esami di maturità conclusi, ma per le scuole comincia il compito più gravoso: reperire nuovi spazi, cercando le intese con gli enti locali, per sistemare gli alunni esclusi dalle aule in base alle linee guida del Comitato tecnico scientifico, che prevedono classi snelle (non più di 10-15 ragazzi) per evitare rischi di contagio da Covid-19. Gli ostacoli burocratici sono tanti, e i presidi hanno espresso più volte la loro preoccupazione. "Il grande assente di questa scommessa è proprio l'ente locale" denuncia il presidente dell'Anp-Lazio, Mario Rusconi. "Si sta procedendo a macchia di leopardo. Alcune regioni, ad esempio il Veneto e l'Emilia Romagna, sono molto attive, ma a Roma la situazione è fortemente deficitaria".
La fase di ricognizione prevede che entro il 15 luglio gli Uffici scolastici regionali (Usr) ricevano dalle scuole i questionari nei quali ogni istituto indica le sue esigenze. A quel punto gli Usr conosceranno nel dettaglio la situazione e potranno valutare le necessità in termini di locali, banchi e tensostrutture. Si potrà quindi organizzare un programma di interventi che chiama in causa i proprietari, cioè il comune e la provincia per le scuole elementari e medie, e le città metropolitane per le superiori.
Ma il tempo stringe, solo un mese e mezzo ci separa dalla ripresa delle lezioni, e gli adempimenti da svolgere sono numerosi. A Roma la situazione è particolarmente critica nel sesto municipio. "Io sono stata convocata domattina dal presidente del municipio - racconta all'AGI Valeria Sentili, preside dell'Istituto Comprensivo Francesca Morvillo (1.500 alunni tra elementari, medie e superiori) - la prima richiesta che farò è di avere banchi singoli per mantenere il distanziamento, ma so già che i fondi sono pochissimi e non potranno soddisfare le nostre esigenze. è stato detto ai colleghi ricevuti prima di me".
"Con i banchi singoli - spiega la dirigente scolastica - mi rimangono fuori 5 o 6 alunni per classe, con i banchi doppi, invece, la metà degli alunni per classe mi rimane fuori. è inaccettabile". E allora? "Sto facendo i conti della serva - dice - per capire se, con i fondi a disposizione della mia scuola, posso acquistare le sedie modello universitario con la ribaltina, quelle più economiche, ma ovviamente vanno bene solo per i ragazzi delle superiori, non posso mettere i bambini sulle sedie. Quanto agli alunni 'in esubero' pensavo di far collocare delle pareti di cartongesso nel plesso centrale, più ampio, per ricavarne fino a 5 aule".
Il commissario per la ripartenza, Domenico Arcuri, ha garantito che i banchi singoli arriveranno in ogni scuola. "Al momento è solo un proclama televisivo. Qui non è arrivata alcuna comunicazione. Tra l'altro - conclude Sentili - se non avremo l'organico maggiorato di docenti non potremo garantire il tempo scuola che garantiamo di solito".
Ammette l'esistenza di "forti criticità" anche Matteo Loria, vice presidente dell'Anp Lombardia. "Se vogliamo mantenere le distanze minime previste dal Cts - osserva - la capienza delle aule non sarà sufficiente per accogliere tutti gli studenti. Nella secondaria di secondo grado ricorreremo sicuramente alla didattica a distanza, alternandola con quella in presenza. Nelle scuole elementari e medie - sottolinea il dirigente - questo non è possibile, per cui stiamo affannosamente ricercando nuovi spazi. Oltretutto noi vogliamo rispettare bene le linee guida del Cts, perchè siamo terrorizzati dall'arrivo di una seconda ondata".
Anche in una regione virtuosa, l'Emilia Romagna, "il rebus di come organizzare gli spazi esiste", conferma all'AGI Lamberto Montanari, presidente dell'Associazione presidi regionale. Per domani, annuncia, "è in programma una conferenza di servizio in cui il direttore dell'Ufficio scolastico regionale darà indicazioni in merito. I dirigenti, affiancati dai responsabili della sicurezza, hanno già cominciato a fare i calcoli per capire quanti banchi possono stare dentro un'aula. Abbiamo anche invitato i professori - prosegue Montanari - a liberare le aule dagli arredi non essenziali. è chiaro che ci dovrà essere un raccordo stretto con gli enti locali e la provincia, dato che spetta a loro pagare gli interventi".
Montanari invita però a non cadere nel vittimismo. "I problemi sono enormi per tutti ma disperarsi serve a poco. Alle scuole sono state date risorse e davanti all'emergenza la capacità del dirigente deve venire fuori ai massimi livelli".