La nave Sea Watch 3 non potrà lasciare l'attracco di Porto Empedocle. Almeno non fino a quando l'armatore - e, se sarà necessario, la Germania, Paese dove ha sede l'ong - non avranno risolto le irregolarità trovate sulla nave.
Quando sono saliti a bordo, gli uomini della Guardia Costiera sapevano dove cercare: la Sea Watch 3 era rimasta in mare per giorni, da quando aveva soccorso 211 persone (28 delle quali sarebbero poi risultate positive al Covid-19) di fatto fuori da ogni controllo delle autorità nazionali.
Nel braccio di ferro che da anni ormai oppone l'ong tedesca ai governi italiani, gli uomini e le donne della Sea Watch hanno cercato di non farsi cogliere in fallo soprattutto in epoca di pandemia. Quando, trasferiti i migranti sulla nave-quarantena 'Moby Zazà', è stato loro notificato l'obbligo di mantenere l'isolamento per due settimane, hanno protestato di aver sempre adottato un rigido protocollo anti-contagio in tutte le fasi della missione.
Ma non era l'uso di tute di biocontenimento durante il salvataggio o il continuo monitoraggio delle condizioni dei migranti a essere in discussione, quanto piuttosto il rispetto delle regole nel momento stesso in cui la missione aveva avuto inizio, in un momento particolarmente delicato per il Paese, esposto tra una timida riapertura e la minaccia di nuovi lockdown. Un esempio per tutti gli episodi di contagio legati a cittadini della comunità bengalese a Roma, casi che si sono ripetuti e che hanno portato alla decisione di sospendere per una settimana tutti i voli provenienti da Dacca.
E quelle regole, ha rilevato la Guardia Costiera, non erano state rispettate, tanto in materia di sicurezza della navigazione che di protezione dell’ambiente e tutela del personale navigante, ma anche dei migranti stessi. E così è stato deciso lo stop per la Sea Watch 3: fermo amministrativo fino alla rettifica delle irregolarità che, è stato rilevato, comprometterebbero non solo la sicurezza della nave e dell’equipaggio, ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate durante i soccorsi.
I 169 migranti salvati in acque internazionali erano stati trasferiti sulla Moby Zazà. Quelli risultati negativi al coronavirus sono stati poi sbarcati a Porto Empedocle, mentre a bordo della nave quarantena, sono rimasti, sulla zona rossa del ponte 7, coloro che erano risultati positivi: una trentina di persone.