AGI Il coronavirus ha fatto esplodere il problema, già presente da anni, dei senzatetto nel centro di Como acuito anche da un focolaio di contagi. Quasi una trentina di persone staziona sotto i portici di San Francesco, di fianco al Tribunale, e l’insofferenza dei residenti e dei commercianti sale ogni giorno di più, con sullo sfondo la discussione sul nuovo dormitorio che la Lega, parte della maggioranza di centrodestra guidata dal sindaco Mario Landriscina, non vuole.
Stamattina Caritas e Polizia Locale hanno sgomberato e sanificato l’area, ma chi non ha una casa sta già recuperando la sua postazione in vista della notte. “Dopo la fine dell’emergenza sanitaria – spiega all’AGI Roberto Bernasconi, direttore della Caritas locale – i problemi sono aumentati, tenendo presente che non c’è un progetto complessivo sul tema. Quest’anno i due dormitori invernali, che possono accogliere insieme un centinaio di persone, non hanno chiuso nei tempi consueti per la pandemia e anzi il Comune ha disposto un’apertura di 24 ore perché non erano possibili gli spostamenti. Così per tre mesi abbiamo tenuto un’ottantina di persone, altre venti sono state collocate in una palestra, in luoghi adatti solo al ricovero notturno con tutte le problematiche del caso. Finita l’emergenza, abbiano riaperto perché l’ambiente stava diventando difficile, iniziava a fare caldo e si rischiavano delle rivolte. Tra l’altro, la mensa serale nei locali di una rsa che è stata chiusa e abbiamo dovuto preparare 520 pasti al giorno. Sono usciti tutti in contemporanea, mentre negli altri anni se ne andavano in tempi diversi”.
Nel frattempo, a Como si è creato un focolaio di coronavirus nel centro di accoglienza della ‘Piccola casa di Ozanam’ e le sei persone risultate positive, seppur asintomatiche, sono state collocate in alcuni locali di Ats, sempre in centro città, papabili anche come sede del nuovo dormitorio di cui si parla da anni. Uno spostamento che ha creato ulteriori tensioni con una raccolta di centinaia di firme di residenti che non vogliono ritrovarsi con la nuova struttura di accoglienza vicino a casa. D’altra parte, anche il gruppo stabile sotto gli storici portici di San Francesco, di cui fanno parte persone con problemi psichici e di dipendenze, non è per nulla gradito. Le risse tra loro sono frequenti e anche gli episodi di spaccio. “E’ normale – riflette Bernasconi – quando queste persone vengono a giocare nel ‘mio’ giardino allora arrivano i reclami. Bisognerebbe avere il coraggio di aprire gli occhi e capire che il problema, ancor più dopo il coronavirus, tende ad aumentare e il problema non è salvare il decoro togliendole dalla vista, ma cercare di aiutarle”.
Il 13 giugno scorso, circa duecento persone, su iniziativa dei volontari di ‘Como accoglie’, si sono radunate in piazza Cavour, il ‘salotto’ della città, ciascuna con una propria coperta prima in spalle e poi stesa per terra. “Como è una città ricca – ha detto Marta Pezzati, presidente dell’associazione, in un video visibile sul sito comozero.it – ci sono tanti edifici vuoti, un terzo settore molto attivo e pieno di benessere. Ma adesso la cosa più importante è ‘basta portici’”.
I volontari chiedono un nuovo dormitorio, una prospettiva che, secondo Bernasconi, non risolverebbe tutto perché una fetta consistente dei senzatetto sono persone senza permesso di soggiorno che, come tali, non potrebbero avervi accesso. La Lega con la ex vicesindaca e parlamentare Alessandra Locatelli ha raccolto delle firme in piazza contro la prospettiva del nuovo dormitorio. Intanto, spiega una cittadina ed ex volontaria, “la situazione e non solo sotto i portici, ma anche per esempio nella ex dogana dove alcuni vivono tra i topi, è difficile. Quelli sotto i portici sono giovani e arrabbiati e vivono un forte disagio”.