AGI - La tanto agognata ripartenza post lockdown della Liguria rischia di rimanere bloccata in coda in autostrada. Complice l'importante - in termini numerici e non solo - mole di interventi di messa in sicurezza delle numerose gallerie disseminate lungo le arterie autostradali della regione.
L'urgenza di intervenire scaturisce a fine 2019: la sera del 30 dicembre si verifica infatti il crollo di una parte di calcestruzzo dalla volta della galleria Bertè, sulla A26 Genova-Gravellona Toce, gestita da Autostrade per l'Italia: le prime indagini della Procura genovese e i sopralluoghi del super ispettore inviato dal ministero delle Infrastrutture, Placido Migliorino, evidenziano che le gallerie liguri sono "malate".
Presentano problemi che, in alcuni casi, rischiano di comprometterne la percorribilità. La criticità più comune riscontrata, come spiega Migliorino, "è una riduzione dello spessore del rivestimento, legata principalmente a problemi costruttivi: un rivestimento che avrebbe dovuto essere di 90 centimetri - 1 metro, è stato ritrovato di 7-8 cm con riduzioni quindi del 90%".
Il super ispettore del Mit mette a punto un protocollo che Aspi recepisce e su cui elabora un piano d'azione. Il protocollo viene esteso dal Mit anche alle altre concessionarie operanti in Liguria: SALT e Autofiori. Per accelerare gli interventi, a fine maggio, Aspi presenta un piano che prevede il forte potenziamento del personale tecnico e delle maestranze impegnate nelle attività di controllo e manutenzione delle gallerie, passando da 400 a circa 800 unità, a cui si somma una squadra specializzata di pronto intervento di ulteriori 150 tecnici.
La forza lavoro è impegnata h24 e, a supportarne lo sforzo, anche i mezzi tecnici, aumentati di oltre il 100% rispetto a quelli normalmente in uso sulla rete ligure. In particolare, vengono schierati i "jumbo" per le chiodature, passati da 12 a 30, così come le piattaforme elevatrici, aumentate da 80 a 162.
A giugno si entra nella fase calda del piano: ogni notte, le squadre di tecnici e operai effettuano controlli approfonditi. Quando emergono criticità tali da creare pericoli, si attiva la procedura di emergenza: così, alle 6 del mattino, invece di riaprire al traffico la galleria controllata, si mantiene chiusa, lavorando per risolvere il problema. Le mancate riaperture non sono però indolori: caso emblematico, il 9 giugno scorso, con il ritardo della riapertura del tratto di A10 tra Genova Prà e Genova Pegli, legato ad alcune problematiche riscontrate nelle gallerie San Paolo della Croce e Rexello, in direzione Genova.
Quel giorno si raggiungono complessivamente 20 km di coda e salta la seduta del consiglio regionale perché il presidente dell'assemblea legislativa ligure, Alessandro Piana, rimane imbottigliato nel traffico. L'ira dei liguri viene raccolta dal governatore Giovanni Toti che convoca d'urgenza Autostrade e chiede report costanti sugli interventi, ogni lunedì, ma anche che le chiusure e le riaperture siano comunicate con maggiore tempestività e chiarezza agli utenti. Il problema non è circoscritto solo ai cittadini liguri: il 3 giugno, con la riapertura dei confini tra regioni si registrano code che, in alcuni casi, superano i 18 km. Riduzioni di carreggiata, deviazioni, gallerie, svincoli o caselli chiusi.
Dalla A10, alla A12, passando per la A26 e la A7: nessuna delle tratte è esente dal rischio maxi incolonnamenti. I controlli finora svolti hanno interessato 285 gallerie, di cui 39 chiuse per problemi e su cui si è intervenuto - quindi sono state riaperte - o si sta intervenendo. In molti, automobilisti e istituzioni, hanno più volte chiesto perché le ispezioni e gli interventi non siano stati effettuati durante il lockdown imposto dal covid, quando il traffico era sostanzialmente azzerato: gli interventi, come ha spiegato Migliorino, "potevano partire solo dopo la definizione delle procedure, che sono state ultimate ad aprile". Al momento restano 23 gallerie da ispezionare completamente.
Mit, Aspi ed enti locali hanno concordato che i controlli debbano concludersi entro e non oltre il 10 luglio. Dal 1 luglio, inoltre, c'è l'impegno a garantire la percorribilità dell'intera rete gestita da Aspi in Liguria su due corsie per senso di marcia, almeno durante il giorno, impegno che sarà mantenuto per tutti e tre i mesi estivi, compreso settembre. Nel frattempo, per alleviare i disagi, Aspi ha stabilito l'esenzione del pedaggio su alcune tratte del nodo genovese. Si sta anche studiando una graduatoria di interventi su 172 gallerie della rete autostradale ligure "su cui non vi è ancora un adeguato stato di conoscenza, perché bisogna smontare le canaline" ha spiegato l'ispettore del Mit Migliorino: l'obiettivo è capire quali hanno bisogno di interventi urgenti e quali potranno attendere fin dopo settembre, quando il flusso dei turisti sarà minore.
Al momento, sulla A10, sono chiusi in modalità continuativa i caselli di Genova Pegli, in entrata verso Savona e in uscita per chi proviene da Genova e quello di Genova Prà in uscita per chi proviene da Genova; sulla A26 Genova Voltri-Gravellona Toce, a causa di uno smottamento, chiuso il casello di Masone, in entrata, fino a lunedì 6 luglio. In questo caso, è possibile l'ingresso ai soli mezzi di soccorso. Accanto a queste chiusure, vi sono gli interventi e le chiusure che possono scattare a seguito delle ulteriori ispezioni.
È vero che il piano concordato da Mit e Aspi, ripartito a spron battuto al termine del lockdown, sta avendo ripercussioni pesanti sul traffico, ma è anche necessario per garantire la sicurezza di una rete su cui, secondo la magistratura genovese, controlli e manutenzioni hanno latitato per anni. Proprio per far luce su questo aspetto, gli inquirenti hanno mandato nei giorni scorsi un avviso di garanzia con invito a comparire al direttore di Tronco di Genova, Mirko Nanni, subentrato a gennaio 2019 al posto di Stefano Marigliani, indagato per il crollo del Morandi.