AGI - La piccola provincia di Trapani aveva trovato l'America. Da tempo, peraltro. Fedelissimo e prolungamento del superaltitante Matteo Messina Denaro, Francesco Domingo, detto 'Tempesta', boss di Castellammare del Golfo, arrestato oggi nell'operazione antimafia dei carabinieri di Trapani, era in stabili rapporti, con le cellule di Cosa nostra nella Grande Mela.
Già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso era ritornato in libertà nel marzo del 2015. Si era ripreso la cosca - le cui redini non aveva mai abbandonato, neppure dal carcere - e aveva rafforzato la rete delle relazioni e degli affari con il Nuovo Continente. Il ruolo di 'Tempestà, infatti, come autorità di vertice tra le cosche mafiose trapanesi, era riconosciuto anche negli Stati Uniti, come emerge dal blitz "Cutrara" coordinato dalla Dda di Palermo. Numerose sono state infatti le visite, intercettate dalle microspie e telecamere dei carabinieri, di esponenti mafiosi della famiglia italo-americana Bonanno di New York che aggiornavano il capo mafia castellammarese delle dinamiche e degli equilibri di Cosa nostra oltreoceano. I mafiosi americani chiedevano anche a Domingo l'autorizzazione per interloquire con altri esponenti del mandamento di Alcamo, peroravano le cause di conoscenti in patria, nonché veicolavano messaggi tra Domingo e i 'sodali' in America.
Proprio con riferimento ai rapporti con Cosa nostra statunitense, il boss ha incontrato, riservatamente nell'estate del 2018, anche il boss di Sciacca (Agrigento), Accursio Dimino, poi arrestato nel novembre dello scorso anno, e successivamente i suoi emissari. Un esponente influente, quindi, Domingo, diretta emanazione del potere di Messina Denaro. La famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò; successivamente, come accertato giudizialmente, proprio 'Tempesta' aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando ad esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall'interno del carcere.
La stessa sentenza aveva pure accertato che aveva svolto il ruolo di tramite fra Cosa nostra e un'organizzazione criminale operante in Sardegna, in quanto Giovanni Brusca e Messina Denaro avevano programmato alcuni atti ritorsivi contro le guardie carcerarie che proprio in Sardegna, a loro avviso, si sarebbero resi responsabili di gravi maltrattamenti contro i detenuti al regime del 41 bis. A Domingo era stata rimessa l'organizzazione di un incontro fra Gaspare Spatuzza e il superlatitante, incontro in cui erano state assunte le decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose del trapanese. Con l'arresto di 'Tempestà, dunque, Messina Denaro perde un altro pezzo importante della sua rete di affari, relazioni e protezione.