AGI - "Il futuro dell’Unione passa anche da una gestione veramente solidale ed unitaria dei flussi migratori. E noi non abbiamo mai smesso di alimentare il confronto con tutti i Paesi membri e con la Commissione, portando l’esperienza maturata nel difficile ruolo di Paese di prima linea per motivi geografici". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, in una intervista al quotidiano Avvenire.
"Di fronte a questa sfida epocale, nessuno può sottrarsi", spiega la responsabile del Viminale, rispondendo a una domanda sull'opposizione dei governi dei Paesi del blocco di Visegrad. "L’Ue è obbligata a confrontarsi, nel suo insieme, col fenomeno migratorio. E l’efficacia della risposta dipenderà dalla capacità di costruirla senza divisioni ed esitazioni, nella fedeltà a quei valori per cui l’Europa è guardata con ammirazione nel mondo".
"Il nostro Paese è stato sempre chiaro nel chiedere il superamento del modello che ha fin qui ispirato la politica migratoria europea", spiega il ministro al quotidiano della Cei. "Ma non ci siamo limitati a chiedere. Le nostre proposte si basano sui concreti passi in avanti compiuti con l’accordo di Malta del settembre scorso. Grazie a quel risultato negoziale, che ha visto la Commissione Europea partecipe e concorde, oggi possiamo costruire le premesse per un’ulteriore, significativa tappa".
La direzione indicata dal governo italiano, spiega il ministro, è quella di "un’equa ripartizione delle responsabilità attraverso un meccanismo di ricollocazione obbligatoria. E le nostre richieste vanno oltre. Abbiamo infatti sollecitato la Commissione a un preciso impegno per la realizzazione di linee guida europee in merito alle attività di ricerca e soccorso in mare da parte di imbarcazioni private, al fine di responsabilizzare gli Stati di bandiera e uniformare le specifiche tecniche delle imbarcazioni per la sicurezza della navigazione".
L’Italia, annuncia il ministro su Avvenire, chiederà che "la riforma del sistema comune di asilo sia ispirata ai principi, riportati nell’articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità tra tutti gli Stati membri. Dobbiamo attuarli, perché diversamente non è possibile immaginare di costruire un nuovo modello di accoglienza degno dei valori europei e di abbandonare la sterile logica che ruota attorno al binomio “movimenti primari e secondari".