"Senza fondi non si riparte" è lo slogan che gli insegnanti hanno scandito davanti al ministero dell'Istruzione nella manifestazione indetta in occasione dell'ultimo giorno dell'anno scolastico, saltato per lo sciopero dei sindacati della scuola. Molti indossano oltre alla mascherina un imbuto a mo' di cappello, citando ironicamente la frase della ministra Azzolina sul fatto che gli studenti non sono imbuti da riempire.
I sindacati che si sono dati appuntamento questa mattina chiedono all'unisono che si torni in aula a settembre in piena sicurezza e per questo servono maggiori investimenti. "Non vogliamo classi pollaio" e "più sostanza meno distanza" non sono solo gli altri slogan ma la sintesi delle richieste avanzate oggi dopo quasi tre mesi di didattica a distanza che ha mostrato tante fragilità e "non ha consentito di intervenire in maniera specifica sulle singole difficoltà".
Le voci della piazza: "Non esistono soluzioni intermedie"
"Si è livellato tutto, ma non è stato un bene" racconta un insegnante di sostegno che aggiunge: "Abbiamo lavorato ugualmente, ma il risultati sono stati minori. Vogliamo rientrare in sicurezza, non esistono soluzioni intermedie". Sulla stessa linea Maria che insegna al ginnasio: "Quello che vediamo nelle scuole e negli ospedali è frutto di anni di tagli, per questo ci vogliono più investimenti e un piano di assunzioni che a settembre ci consentano di avere più classi e non classi pollaio".
Tutti i sindacati che si sono riuniti oggi, tra cui Cisl Scuola, Flc-CGIL, Gilda, Snals, UIL scuola, criticano il modello che ha fatto della scuola un'azienda, la troppa burocrazia che negli ultimi anni ha rischiato di indebolire l'aspetto didattico e umano della comunità scolastica. Chi oggi è qui a Viale Trastevere richiede alla politica di tornare a investire nel settore pubblico a beneficio dei servizi essenziali.