Sono ad oggi 35 i casi di coronavirus riferibili al focolaio dell'Ircss San Raffaele Pisana di Roma e sull'origine del contagio scoppia una lite fra l'azienda e la Regione.
"Siamo in attesa dell'esito degli ultimi tamponi - comunica l'assessore alla sanità del Lazio Alessio D'Amato - ne sono stati effettuati circa 700 tra pazienti, operatori e soggetti esterni. Al momento il focolaio è circoscritto e l'ipotesi maggiormente accreditata circa il caso indice è riferita ad alcuni operatori, siamo però in attesa delle conclusioni dell'audit. Da domani l'indagine epidemiologica verrà estesa in prima battuta ai pazienti e ai loro contatti stretti dimessi dalla struttura nelle ultime tre settimane ovvero a partire dal 18 di maggio".
La replica dell'Istituto: "Indagine epidemiologica ancora in corso"
In una nota, l'istituto ha replicato smentendo "che siano stati i propri operatori la causa della diffusione del virus all'interno della struttura in quanto è ancora in corso l'indagine epidemiologica alla quale la direzione sanitaria sta prestando la massima collaborazione".
"Pur non intendendo scendere in sterili ed inutili polemiche e contrapposizioni strumentali", sottolinea il San Raffaele, l'Istituto "ribadisce che, contrariamente a quanto riportato nelle comunicazioni regionali, dai dati in possesso della struttura e messi a disposizione della Asl sembra emergere una origine derivata dall'invio di pazienti già positivi da parte di alcuni presidi ospedalieri come appare possibile anche dagli approfondimenti che sarebbero stati disposti dalla Asl nei confronti di tali presidi. Ogni illazione e conclusione mediatica appare quindi del tutto prematura, pretestuosa e fuorviante".
Per la Asl un contagio da pazienti è improbabile
"Al momento è probabile che il caso indice del focolaio presso l'Irccs San Raffaele Pisana sia riferibile ad alcuni operatori della struttura, anche perché, secondo l'ordinanza regionale del 18 aprile 2020, i pazienti ammessi nella struttura, oltre ad essere sottoposti ad un adeguato distanziamento e l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, debbono per 14 giorni essere posti in isolamento precauzionale", spiega il commissario straordinario della Asl Roma 3, Giuseppe Quintavalle.
"Tuttavia - aggiunge Quintavalle - la Asl Roma 3, attraverso il dipartimento di prevenzione e la direzione sanitaria e in collaborazione con il Seresmi, attende le conclusioni dell'indagine epidemiologica".