Ieri la notizia della scorta disposta per il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri. Oggi stessa sorte per la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Tra i frutti avvelenati dell'emergenza coronavirus ci sono anche le minacce e gli insulti ricevuti da alcuni rappresentanti delle istituzioni.
"Confermo la notizia e sottolineo che non si tratta di una richiesta, ma di una decisione posta in essere dalle autorità competenti - ha scritto su Facebook il governatore - Per me non cambia nulla, il mio lavoro prosegue con la stessa determinazione di sempre. Per il bene dei lombardi e della Lombardia".
La decisione è stata presa dalla prefettura di Varese dopo l'escalation di attacchi, anche via social (con espressioni come "meriti di morire") e il murales a Milano che definiva Fontana "assassino". Sono già tre giorni invece che due uomini della Guardia di finanza vigilano sugli spostamenti della ministra dell'Istruzione: anche per lei gli insulti online si sono trasformati progressivamente in minacce facendo salire il livello di allerta.
Sileri, Azzolina e Fontana stanno ricevendo in queste ore numerose attestazioni di solidarietà bipartisan: tra le tante, quelle del presidente della Camera, Roberto Fico, e di diversi ministri. "Sulla scuola si e' venuto a creare un clima intollerabile, che poteva e doveva essere evitato", ha denunciato il capo politico del Movimento 5 stelle e viceministro dell'Interno, Vito Crimi.
"Gli attacchi e provocazioni strumentali nei suoi confronti, recentemente si sono aggiunti inaccettabili insulti sessisti e minacce, anche da parte di presunti insegnanti: Lucia Azzolina è un ministro competente e coraggioso, andiamo avanti insieme a testa alta nel percorso di cambiamento e di sostegno alla scuola italiana".
"Le intimidazioni ricevute da Fontana sono gravi e inaccettabili. A lui va la mia vicinanza anche personale", ha affermato il viceministro dell'Interno Matteo Mauri. Per lui occorre "distinguere in modo netto tra le minacce e la legittima critica politica, che è il sale della democrazia. Questo a maggior ragione alla luce di un atteggiamento sempre serio e trasparente messo in campo da chi è oggi in minoranza in Consiglio regionale lombardo. Chi prova a mettere in relazione le due cose lo fa evidentemente in malafede e rischia così di alimentare proprio quel clima di odio che denuncia. Clima a cui contribuiscono anche quei partiti che non perdono occasione per denigrare in modo strumentale gli avversari a livello nazionale e che usano i social come una clava contro altre forze politiche e i loro esponenti".