Per settimane è stato il tema principale del dibattito in Italia: quando raggiungeremo il picco dell'epidemia di Covid-19? Oggi, dopo oltre due mesi e con una situazione nettamente migliorata, abbiamo una data, anzi due: il 13 marzo, per quanto riguarda i nuovi casi rispetto all'insorgenza dei primi sintomi, il 20 marzo rispetto alla diagnosi confermata. E' quanto si evince dall'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità pubblicato venerdì scorso.
Il dato "reale" dunque, anche se basato sull'analisi di 165.667 dei 227.204 casi segnalati, è quello del 13 marzo: è allora che si è raggiunto il numero massimo di persone che si sono ammalate in un giorno. "I primi casi sintomatici risalgano alla fine di gennaio - segnala l'Iss - con un andamento in crescita del numero di casi fino al 13 marzo 2020. Il fatto che il picco dei casi per data di inizio sintomi sia stato raggiunto qualche giorno dopo l’adozione delle misure di restrizione nazionali (“lockdown”) conferma che tali misure hanno avuto un impatto nell’invertire l’andamento delle infezioni".
Inevitabile la discrepanza temporale rispetto ai casi "ufficiali", segnalati dalla Protezione Civile dopo la positività al tampone: "Il tempo mediano trascorso tra la data di insorgenza dei primi sintomi e la data di diagnosi - rileva infatti l'Iss - è di 4 giorni per il periodo 20 al 29 febbraio (calcolato su 1.435 casi), di 5 giorni per il periodo 1-20 marzo (47.899 casi), di 6 giorni dal 21 marzo al 9 aprile (70.976 casi), di 5 giorni dal 10 al 19 aprile (19.649 casi), di 6 giorni dal 20 aprile al 9 maggio (21.527 casi) ed infine di 5 giorni dal 10 al 14 maggio (2.775 casi)".
Per questo "la curva epidemica mostra un andamento in crescita delle nuove diagnosi fino al 20 marzo 2020 seguito da un decremento costante". Osservando i dati ufficiali, infatti, si nota come il numero massimo di nuovi casi giornalieri si registri proprio il 21 marzo (riferiti al giorno prima): 6.557 casi in 24 ore. Più di dieci volte tanto rispetto ai 531 totalizzati ieri. (AGI)