“Il 30 per cento dei centri sportivi non riaprirà. Finalmente si riparte, l’impegno del governo è stato notevole, ma non basterà a salvare i tanti che rischiano il fallimento”. Giampaolo Duregon, presidente di Anif, l’Associazione nazionale impianti sport & fitness affiliata a Confindustria, chiarisce all’AGI che tra i circa 100 mila centri sportivi italiani, una fetta non potrà partecipare alla festa.
“Penso alle palestre che non hanno lo spazio necessario per osservare il distanziamento e soprattutto a quelli che non riapriranno per motivi economici” spiega, chiarendo che in tempi normali il calo degli incassi estivi, quando il caldo svuota cyclette e sale Pilates, viene ripianato da quelli invernali: “Quest’anno il coronavirus , con tre mesi di stop totale ha fatto saltare questo meccanismo" chiarisce "anche se il governo non ha abbandonato il settore, recependo molte delle nostre istanze, saranno parecchio quelli che decideranno di riaprire a settembre, saltando l’estate. E, purtroppo non saranno pochi anche quelli che decideranno di chiudere definitivamente l’attività”.
Considerando il rallentamento dell’attività per il contingentamento in piscina e in palestra imposto dalle misure di distanziamento sociale, gli sport di contatto ancora vietati, ma anche “la paura del virus di tanti sportivi che decideranno di non rinnovare i loro abbonamenti”, Duregon stima che i centri sportivi italiani dimezzeranno i loro fatturati. “Viviamo di abbonamenti, nei tre mesi di chiusura non ci sono stati, ma abbiamo dovuto continuare a pagare i costi di gestione" chiarisce "Adesso abbiamo davanti a noi almeno un anno di grandi sacrifici, Anif continuerà a chiederà nuovi emendamenti al decreto Rilancio, il ministro Spadafora ha dimostrato di tenere molto allo sport di base”.