Se nel periodo dal primo gennaio al 28 febbraio 2020 , il numero di decessi è rimasto inferiore di 10.148 rispetto ai 124.662 attesi, il 'boom' vero e proprio si è verificato dal primo marzo al 30 aprile 2020 quando è stato registrato un aumento di 46.909 decessi rispetto ai 109.520 attesi. È quanto emerge dall'Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da Covid-19 realizzata dall'Inps.
Il numero di morti dichiarate come Covid-19 nello stesso periodo sono state di 27.938. "A questo punto - afferma l'Inps - ci si può chiedere quali sono i motivi di un ulteriore aumento di decessi pari a 18.971?".
Il numero di decessi "è piuttosto stabile nel tempo, con le dovute cautele, possiamo attribuire una gran parte dei maggiori decessi avvenuti negli ultimi due mesi, rispetto a quelli della baseline riferita allo stesso periodo, all'epidemia in atto. La distribuzione territoriale dei decessi strettamente correlata alla propagazione dell'epidemia e la maggiore mortalità registrata degli uomini rispetto alle donne è coerente con l'ipotesi che la sovra-mortalità sia dovuta a un fattore esterno, in assenza del quale una eventuale crescita di decessi dovrebbe registrare delle dimensioni indipendenti sia dal territorio che dal sesso".
Le province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza presentano tutte una percentuale di decessi superiore al 200% e quasi tutto il nord-ovest dell'Italia ha un incremento dei decessi superiore al 50%. I decessi tra marzo e aprile al Nord sono aumentati dell'84% rispetto alla media degli anni precedenti a fronte di un aumento del 11% al Centro e del 5% al Sud. Il dato è contenuto in uno studio dell'Inps sulla mortalità da Covid 19 che sottolinea come nell'intero Paese in media ci sia stato un aumento dei decessi nei due mesi rispetto alla baseline considerata del 43%.