Il viadotto "Buzza", sull'autostrada Messina-Palermo, potrebbe fare da un momento all'altro la fine del ponte Morandi di Genova. La Procura di Patti ne ha disposto il sequestro tra il km 119+620 e il km 120+840 della autostrada A20, gestita dal Consorzio Autostrade Siciliane, nel territorio del Comune di Caronia. La Procura - che ha ottenuto il provvedimento cautelare dal GIP del Tribunale di Patti, Eugenio Aliquò, su richiesta dei Sostituti Procuratori Giorgia Orlando e Federica Urban - ha iscritto nel registro degli indagati "per i reati ex artt. 328 e 677 c.p. complessivamente sei funzionari del C.A.S.", ovvero omissione di lavori in costruzioni che minacciano rovina e omissione in atti di ufficio.
In particolare, spiegano i magistrati, "si tratta dei direttori generali dell'ente e dei responsabili delle singole aree autostradali, succedutisi negli anni, i quali non avrebbero provveduto alla manutenzione ed al ripristino a regola d’arte della struttura, omettendo di effettuare i lavori necessari per rimuovere le relative, potenziali situazioni di pericolo".
A buttare giù il viadotto, spiegano i consulenti dei magistrati di Patti, basterebbero semplici “azioni ambientali usuali”, ossia semplice eventi atmosferici naturali, fra cui, scrive la Procura di Patti, sono da annoverarsi anche le semplici “variazioni termiche”. Secondo il consulente Franco Buontempi, dell'univesità la Sapienza di Roma, "il cedimento potrebbe verificarsi, in primo luogo, a seguito di un evento sismico anche di bassa portata". L'opera, classificata come “infrastruttura strategica”, è in una zona “a pericolosità sismica medio - alta”, con "conseguenze facilmente immaginabili.
Le ispezioni avviate il 10 dicembre 2018 dai Vigili del Fuoco accertarono il fenomeno del 'disassamento'. "I basamenti superiori in calcestruzzo su cui poggia il viadotto - spiega la procura - e l’intero asse viario risultano fortemente “disassati”, dunque fuoriusciti e disallineati rispetto ai pilastri portanti del viadotto stesso, con la concreta possibilità di uno “scarrellamento” del singolo plinto rispetto all’appoggio ed all’asse viario".
Accertamenti sull'infrastruttura e indagini della magistratura erano partite dalla denuncia di un automobilista, che aveva notato lo stato di dissesto del viadotto. Sebbene, scrivono i magistrati, il ministero delle Infrastrutture avesse "già intimato al Consorzio per le Autostrade Siciliane di provvedere al monitoraggio immediato delle condizioni dell’opera, alla relativa manutenzione e, nelle more, all’interdizione al traffico veicolare", nel corso di oltre un anno e mezzo, il Cas si è "limitato esclusivamente ad interdire al traffico il viadotto, interrompendo anzitempo, e del tutto arbitrariamente, a partire dall’aprile 2019 fino ad oggi, l’azione di monitoraggio che pure era stata inizialmente intrapresa; il Cas, inoltre, nel periodo in esame, non ha adempiuto all’avvio di qualsiasi opera di manutenzione o di verifica preliminare necessaria".
Il gip, nel decreto di sequestro, ha evidenziato “…la colpevole inerzia dell’Ente gestore il quale, al di là della tempestiva chiusura del traffico veicolare nel tratto di autostrada in questione, ha tuttavia omesso di intervenire con lavori di recupero della struttura, manutenzione e verifica, nonché di proseguire (dall’aprile 2019 ad oggi) al monitoraggio degli spostamenti dei basamenti della struttura , necessario al controllo costante dei movimenti dell’opera…”.
Gli automobilisti che hanno viaggiato sulla Messina-Palermo non hanno rischiato la vita, ha assicurato dal canto l'assessore alle Infrastrutture in Sicilia, Marco Falcone, assolvendo il Consorzio. “Non abbiamo registrato alcuna inadempienza anzi, al contrario, sul viadotto Buzza vi è stata massima attenzione, da parte del Cas, sin dal dicembre 2018 - prosegue Falcone - già da quella data, verificato lo spostamento dell’impalcato rispetto al pilone, la sede stradale è stata chiusa al traffico, spostando la viabilità sulla carreggiata a monte.il viadotto”.