“Siamo pronti ad andare da un giudice civile se non ci sarà detto come sono stati utilizzati i nostri soldi donati per l’ospedale in Fiera”.
L’avvocato milanese Giuseppe La Scala è alla guida di uno studio con 200 legali e 150 dipendenti che ha versato 10mila euro dei 21 milioni raccolti per mettere in piedi la struttura con la Terapia Intensiva nei giorni peggiori della pandemia. Alla notizia che l’ospedale potrebbe chiudere tra due settimane, si è autodefinito “un pirla” in un tweet e ha deciso di denunciare“l’assoluta mancanza di trasparenza” dell’operazione a livello contabile.
“E’ vero che 10mila euro non sono una grande somma – spiega all’AGI – per uno studio come il nostro che è una spa e ha fatturati importanti, ma li abbiamo dati in un momento in cui i soci e gli avvocati si sono tagliati lo stipendio e i dipendenti sono stati messi in cassa integrazione. Abbiamo una sede in via Correggio, a due passi dalla Fiera, e, anche pe questo, ci siamo sentiti ‘chiamati’ a dare il nostro contributo. Poi abbiamo capito che il progetto scontava di una certa approssimazione dal punto di vista sanitario. Non solo col senno di poi, ma anche col senno di prima poteva essere fatto molto meglio”.
Ma non è questo l’aspetto su cui si concentrano le recriminazioni del legale. “La cosa che ci è dispiaciuta di più è che, quando abbiamo iniziato a guardare i regolamenti dei fondi e delle scatole cinesi con le quali è stata organizzata questa raccolta, ci siamo accorti che manca qualsiasi previsione del rendiconto nei confronti dei donatori”. La Scala ricostruisce così l'articolato meccanismo: “La Fondazione Comunità, una sorta di emanazione di Fondazione Cariplo, ha costituito al suo interno un fondo dedicato il cui primo donatore è stata Fondazione Fiera con 50mila euro e gli spazi messi a disposizione. Questo fondo dedicato aveva un comitato di gestione composto da un rappresentante della Fondazione Comunità e due di Fondazione Fiera con funzioni di indirizzo, cioè di consigliare a chi dare i quattrini. Fondazione Comunità sgancia i quattrini a quelli che fanno iniziative connesse all’ospedale e questi rendicontano alla Fondazione Comunità che, a sua volta, rendiconta a se stessa e a Fondazione Fiera. Insomma, se la cantano e se la suonano”. La Scala dice che si sarebbe aspettato “una bella pagina di giornale che dica come sono stati spesi i soldi e se c’è l’intenzione di smantellare la struttura oppure conservarla per eventuali ritorni del virus”.
Siccome non c’è stata, “chiederemo agli enti, in base alle norme sulla trasparenza, un accesso agli atti dal punto di vista amministrativo perché, anche se la fondazione è di diritto privato, in questi casi quella della Fiera ha un’origine pubblica e la Fondazione Comunità è emanazione di una banca e quindi ha dietro un sistema di vigilanza pubblica. Poi dovrebbe esserci anche un controllo della Prefettura sulle fondazioni private che non so se è stato esercitato”. “Se dovessero risponderci che gli atti non ce li possono dare perché sono organismi privati e non enti pubblici, allora siamo pronti ad andare da un giudice civile al quale spiegheremo che, anche se si tratta di una donazione, essendo stata sollecitata sulla base di uno scopo, deve vedere i i donatari obbligati a rendere conto del rispetto dello scopo. Questo è dovuto a noi e ai cittadini”.
Articolo aggiornato alle ore 22 e 34
Dopo la pubblicazione dell'articolo, l'avvocato La Scala ci ha riferito di essere stato chiamato da Guido Bertolaso. "Mi ha autorizzato a diffondere la notizia che ha diffidato la Regione Lombardia e la Fiera dal chiudere la struttura. Mi ha anche detto che non era quello l'ospedale che lui voleva e che, dopo che si è ammalato, di fatto è stato esautorato dall'operazione". A stretto giro, Bertolaso ha smentito le parole di La Scala sostenendo di essersi limitato a rassicurare il legale sul fatto "che, come Fontana dichiara ormai ogni giorno, l'ospedale non verrà smantellato". Ha inoltre negato di avere accusato il Presidente della Regione di averlo escluso dal progetto. Di nuovo contattato dall'AGI, l'avvocato La Scala ha confermato la sua versione.