“Imprenditori colpevoli solo se vengono violati i protocolli di sicurezza”
“La denuncia di infortunio da infezione non determina alcun automatismo nel riconoscimento da parte dell’Inail e sulla responsabilità penale del datore di lavoro”. È tassativo il giudizio del presidente dell’Inail Franco Bettoni, che in un’intervista a La Stampa precisa che “il decreto Cura Italia qualifica infortuni sul lavoro i ‘casi accertati di infezione da coronavirus in occasione di lavoro’”, pertanto “per quest’ultima, l’accertamento è molto rigoroso, perché deve essere provato il nesso di causalità tra il danno subito e il fatto che lo ha determinato”.
Quindi nel caso suddetto, spiega ancora Bettoni, “occorre accertare anche il dolo o la colpa del datore di lavoro per mancato rispetto delle norme a tutela della salute e sicurezza”. Perciò solo nel caso di mancato rispetto delle norme di sicurezza il datore di lavoro può esser ritenuto colpevole.
Il presidente Inail spiega anche che “le modalità del contagio e la mutevolezza delle prescrizioni da adottare sui luoghi di lavoro rendono estremamente difficile la configurabilità della responsabilità penale” pertanto “il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro non costituisce presupposto per l’accertamento della responsabilità penale del datore di lavoro”. Quindi, conclude, “non potrebbe in alcun modo assumere rilievo per sostenere l’accusa in sede penale”.