Solo con i test anticorpali è possibile legare la diagnosi di sindrome di Kawasaki, o una malattia simile, con l'infezione Covid-19 nei bambini. Questo probabilmente perché la sindrome si manifesta diverse settimane dopo il contagio.
Lo ha suggerito uno studio britannico condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Birmingham su otto bambini risultati positivi a Sars-CoV-2 e infettati diverse settimane prima di mostrare i sintomi di questa grave complicazione infiammatoria.
"Il dato interessante è che i piccoli pazienti erano risultati negativi al tradizionale test di laboratorio utilizzato per diagnosticare il Covid-19 negli adulti, ma un test anticorpale ci ha permesso di notare che il loro organismo stava producendo anticorpi per combattere il patogeno", spiega al Daily Mail Alex Richter dell'Università di Birmingham, aggiungendo che il test anticorpale rappresenta l'unico modo per identificare accuratamente la presenza del virus nei bambini che soffrono di questa condizione iperinfiammatoria, che può essere fatale.
"Non sappiamo ancora perché questa sindrome si sviluppi a settimane di distanza dall'infezione, ma potrebbe essere dovuto alla reazione eccessiva del sistema immunitario dell'organismo, un fenomeno che si può verificare anche negli adulti e può essere mortale per i pazienti più fragili", osserva Adam Cunningham, coautore dello studio.
La malattia che colpisce i bambini è stata provvisoriamente chiamata PIMS-TS, ovvero sindrome multisistemica infiammatoria pediatrica associata temporalmente a SARS-CoV-2, anche se gli scienziati britannici precisano che la condizione non è "associata" ma "provocata" da Covid-19.
"Degli otto pazienti esaminati, sette hanno mostrato sintomi di iper-infiammazione e i sintomi della malattia di Kawasaki, alcuni erano sotto choc, tutti presentavano febbre e almeno un sintomo gastrointestinale come dolore addominale, vomito e diarrea", rileva Barney Scholefield, terza firma dello studio, evidenziando che la malattia di Kawasaki è una condizione molto rara caratterizzata da febbre prolungata, esantema, congiuntivite, infiammazione della mucosa e linfoadenopatie, che colpisce i bambini da 1 a 8 anni. Con le cure adeguate, tutti gli otto piccoli pazienti coinvolti nello studio sono stati dimessi dalla terapia intensiva.
"Nel nostro studio, nessuno dei bambini è risultato positivo ai test tradizionali, tutti i piccoli sono risultati positivi ai test sugli anticorpi. Questo potrebbe significare che la malattia si è sviluppata dopo che i bambini avevano eliminato il virus. In tal caso, la sierologia può essere più utile dal punto di vista diagnostico per i piccoli pazienti negativi al tampone. Il test anticorpale mostra effettivamente se il bimbo è stato infettato da Sars-CoV-2, e questo può aiutare il medico a decidere le cure adeguate", concludono i ricercatori.