Il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, sta preparando un intervento normativo per far rivalutare le recenti scarcerazioni di detenuti vicini alla criminalità organizzata per motivi di salute legati al coronavirus. Una nuova valutazione, viene spiegato al ministero di Grazie e Giustizia, va fatta alla luce del quadro sanitario oggi mutato, visto che l'emergenza Covid-19 non è più la stessa dei mesi appena trascorsi. In via Arenula si lavora dunque per definire il veicolo normativo che potrebbe essere utilizzato.
L'annuncio arriva dopo la concessione degli arresti domiciliari all'85enne Franco Cataldo, 85 anni, condannato all'ergastolo per il ruolo di carceriere nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino. Cataldo è uno degli oltre 300 mafiosi scarcerati nelle ultime settimane per il rischio di contagio da coronavirus. Al detenuto, che stava scontando la pena nel carcere milanese di Opera, sono stati concessi gli arresti domiciliari per motivi di salute. Cataldo era stato arrestato con diversi altri mafiosi dopo la scoperta del bunker sotterraneo, in un casolare di San Giuseppe Jato, dove era stato segregato nell'ultimo periodo il figlio del pentito Santino Di Matteo, prima di essere strangolato e sciolto nell'acido su ordine di Giovanni Brusca. Secondo l'accusa uno dei covi utilizzati per nascondere il bambino sarebbe stata una masseria di proprietà di Cataldo.